Giuliano Cazzola, ex sindacalista e parlamentare, il salario minimo unisce le opposizioni - fatta eccezione per «Italia Viva» - che accusano il governo di lasciare indietro milioni di lavoratori sotto i 9 euro l'ora. Uno studio del Cnel invece parla di 60mila italiani coinvolti. Si può fare chiarezza sui numeri?
«Finora la sinistra politica e sindacale ha dato i numeri. L'entrata in scena del Cnel è servita per smentire le narrazioni secondo cui la responsabilità del sotto salario era tutta attribuibile ai contratti pirata. Un inganno. Non perché il fenomeno del dumping non esista, ma perché è molto marginale. Secondo i dati del Cnel, sono 976 i contratti nazionali dei settori privati. E di 434 contratti collettivi nazionali applicati a oltre 12 milioni e 900mila lavoratori, tranne agricoli e i domestici, sono 162 - il 37,3% - quelli firmati dalle maggiori organizzazioni sindacali. E coprono 12 milioni e 517mila lavoratori, il 97% del totale. Ci sono poi 272 contratti - il 62,7% - firmati da organizzazioni sindacali minori, che coprono 387mila lavoratori, il 3%. Questi non vanno però annoverati come "pirata", che sono invece quelli negoziati da organizzazioni prive di qualsiasi rappresentanza. I contratti pirata riguardano lo 0,3% dei lavoratori, cioè 60mila. Si possono contrastare già con le disposizioni vigenti».
La premier Meloni ha aperto al confronto, ma contesta la proposta perché teme che il salario minimo per legge inneschi una tendenza al ribasso dei compensi. È un rischio reale?
«In tutti i Paesi in cui esiste il salario minimo, la contrattazione collettiva nazionale non è diffusa come da noi, con livelli di copertura vicini al 100%. Poi il dumping più esteso è quello che le confederazioni praticano in casa propria. Per il 57% i contratti collettivi nazionali nel settore privato sono scaduti anche da anni e riguardano ben 7 milioni e 732mila lavoratori, il 56% del totale, soprattutto nel terziario e servizi, che sono in condizione di debolezza sindacale. Se domani la legge prevedesse un salario minimo, queste controparti si metterebbero in regola applicandolo in modo diretto e autonomo, come ha fatto la Mondialpol, senza passare per il sindacato. La Cgil pretende una legge sulla rappresentanza che consenta l'estensione erga omnes dei contratti da lei sottoscritti. È il caso di dare efficacia generale a contratti scaduti da anni?».
Che impatto avrebbe il salario minimo in un mercato già regolato da contratti collettivi nazionali?
«Quello di occupare lo spazio economico dei contratti. Il salario mediano è pari a 12,8 euro, se 9 euro sono dovuti per legge, resta ben poco da contrattare. Anche perché il salario minimo, in base al ddl, è fissato al di fuori della contrattazione collettiva, togliendo ai sindacati il ruolo di autorità salariale. Gli unici margini si avrebbero nella contrattazione decentrata. Ma come la mettiamo con milioni di piccole imprese?».
Perché i contratti collettivi non vengono applicati?
«Otto milioni di lavoratori col contratto scaduto è un problema che il governo deve affrontare attraverso un'autorevole mediazione politica, promuovendo un accordo quadro di acconto, una tantum, esente da prelievo fiscale, per un'erogazione ragguagliata al divario dell'inflazione. Quanto al salario minimo si potrebbe iniziare una sperimentazione, non certo a 9 euro all'ora, ma a meno, sui settori non coperti».
C'è stata polemica anche per la scelta di Meloni di affidare il dossier al Cnel, spesso visto come simbolo dei carrozzoni pubblici.
«È stata una mossa abile che ha tolto dalla difficoltà il governo, costretto al rinvio sotto una campagna mediatica a sostegno delle opposizioni. Dire che il Cnel è un organo inutile è fazioso e stupido. Sanno gli italiani quanto costa il Cnel? Poco più di 7 milioni l'anno, ha una cinquantina di dipendenti e la sua presenza nell'ordinamento corrisponde a una visione dei rapporti sociali che avevano i Padri costituenti».
Il Cnel ha già espresso perplessità sul salario minimo, si troverà una mediazione?I
«Non credo, le opposizioni hanno sollevato questo tema solo per mettere
in difficoltà il governo. È stata propaganda politica. Quello del Cnel sarà un contributo utile per la legge di bilancio, anche per conto dell'insieme delle forze sociali. Se Landini non ci starà ce ne faremo una ragione».
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