Fitto sfugge agli agguati: "Qui per l'Ue, non di parte"

Il vicepresidente designato affronta la requisitoria della sinistra e dribbla le accuse: "Fascista? Se lo dite voi...". Alla fine un rinvio

Fitto sfugge agli agguati: "Qui per l'Ue, non di parte"
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Alla fine sono arrivati pure gli applausi, per Raffaele Fitto. Entrato da commissario designato per la Coesione e le Riforme, nella sala del Parlamento europeo intitolata ad Alcide De Gasperi, ha trovato la chiave per disinnescare la sfilza di trabocchetti che alcuni eurodeputati socialdemocratici, verdi e liberali provavano a tendergli: «Non sono qui per rappresentare un partito politico o uno Stato membro, ma per il mio impegno per l'Europa». Così Fitto si è «introdotto» (in inglese prima di passare all'italiano) nell'audizione individuale di conferma ieri a Bruxelles; secondo step, dopo le risposte scritte per l'ingresso nella nuova squadra di «governo» dell'Ue. L'esame era sul reale europeismo: messo in dubbio dalle sinistre per l'appartenenza a un partito di destra che nell'Ursula bis è vissuto ancora come un corpo estraneo da alcuni eletti; figurarsi digerire che una vicepresidenza esecutiva possa andare a un membro dei conservatori potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri. L'asse è con il Ppe, tanto che a tessere le lodi del 55enne sono stati più gli eurodeputati popolari che non l'esponente di FdI, impegnato a tracciare la rotta programmatica delle sue deleghe: tra queste, il Pnrr. «Collaborerò con Dombrovskis», il commissario all'Economia protagonista di vari uno-due con Roma, sul Mes, e ora probabile vicino di tavolo. Fitto riesce a sottrarsi dalle «dinamiche politiche» in cui gli oppositori provano a imprigionarlo. «Se le do l'idea di un fascista non lo so, ma decidete voi...», dice virando sul pratico e rivendicando che l'Italia «è in linea con gli obiettivi» del Pnrr che ha seguìto da ministro. La pentastellata Palmisano, dal gruppo The Left, gli contesta l'astensione di Fdi sul Next Generation Eu; per Fitto, «era una posizione di attesa, se dovessi votare domani, sarebbe un voto favorevole». Chiarisce che «c'è un solo Fitto, non uno, due o tre», d'accordo «con le linee» di Von der Leyen e «con quella flessibilità necessaria in cui si può decidere una cosa e poi modificarla». Vedi il Green Deal: «Che dobbiamo garantire, ma gli obiettivi vanno rimodulati perché la rigidità non ci porta da nessuna parte». Mentre il Recovery ha stimolato l'economia dopo la crisi Covid, nota divincolandosi dalle accuse di averci creduto poco.

In serata arrivano i complimenti via social da Giorgia Meloni «per la competenza che ancora una volta ha dimostrato e che nel merito gli è valsa l'apprezzamento» di diverse famiglie politiche. «Inconcepibile - attacca la premier - che esponenti Pd chiedano di togliere al commissario designato la vicepresidenza esecutiva, vorrei sapere dalla segretaria Pd se è la sua posizione ufficiale, possibile che preferisca mettere il proprio partito davanti all'interesse collettivo?».

Fitto aveva da poco lanciato l'esercizio di una «governance multivello» in raccordo con autonomie locali e regioni. Se confermato, «subito al lavoro per aiutare la regione di Valencia» colpita dalle alluvioni, la promessa. «I primi 100 giorni? Guardo alla prima settimana». Alcuni gli rinfacciano il mancato sostegno al Von der Leyen 1 nello scontro con l'Ungheria di Orbán: «Allora mi esprimevo come uomo di parte, ribadisco che lo stato di diritto è un valore fondante dell'Europa». Invita a fare squadra, ringrazia la predecessora. Cita De Gasperi come modello di visione comunitaria.

Poi la stoccata ai punzecchiatori: «Se la verifica delle dichiarazioni degli anni passati venisse fatto con altri commissari, probabilmente si troverebbero situazioni analoghe, ma non mi interessa, perché lavorerò con tutti in rapporto uguale con ognuno dei 27 Stati». Per lui, quanto per gli altri 5 vicepresidenti esecutivi, giudizio rimandato a data da destinarsi.

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