La sinistra perde il pelo ma non il vizio. Quando si tratta delle foibe, la recidiva è una costante. Reticenze e silenzi imbarazzati quando va bene, negazionismo aperto e insulti nei casi più clamorosi.
Da quando, nel 2004, è stato istituito il giorno del Ricordo, con cui si celebra la memoria dei martiri delle foibe e delle vittime dell'esodo forzato da Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, il revisionismo ha una data fissa: il 10 febbraio. Ogni anno la stessa storia: nelle foibe sono stati buttati i fascisti e i tedeschi e "comunque prima della fine della guerra sono stati uccisi anche un sacco di jugoslavi". Quando si fa notare che a venire ammazzati furono anche migliaia di civili, obiettivi di una barbara operazione di pulizia etnica, la risposta è un'alzata di spalle.
Non solo perché i responsabili dell'eccidio furono i partigiani comunisti del maresciallo Tito; ma anche e soprattutto per coprire le colpe e le menzogne, protrattesi per anni, della sinistra italiana. Quella ufficiale, rappresentata dal defunto Pci, e quella extraparlamentare, che ancora oggi ne porta avanti le istanze più radicali.
Le polemiche alla Camera
Una responsabilità, quella del silenzio e della mistificazione, tanto pesante da provocare persino l'intervento del presidente della Camera Laura Boldrini, che oggi ha ricordato come "con il giorno del Ricordo si colmi il debito verso la memoria degli italiani rimasti vittime della violenza jugoslava". La Boldrini ha poi richiamato le parole di Napolitano del 2007, quando l'ex Presidente della Repubblica fece mea culpa, parlando della responsabilità della sinistra per "aver negato, o teso ad ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali". Concetti accolti a parole con un plauso unanime, ma nei fatti ben poco recepite.
A Montecitorio, ha fatto discutere la decisione di fissare le celebrazioni con il Presidente della Repubblica Mattarella e la Boldrini alle 16.30, quando l'Aula sarà occupata da altri lavori. FDI, in particolare, denuncia come ai deputati venga così impedito di assistere alla commemorazione.
Sel: "Foibe? Mitologia italiana"
Particolare scalpore hanno suscitato le dichiarazioni del consigliere comunale di Sel ad Orvieto Tiziano Rosati che, come scrive la Nazione, avrebbe pubblicato su Facebook un lungo post in cui definisce le foibe "mitologia di una popolazione italiana cacciata dalla sua terra, quando in realtà i territori dell’Istria e della Dalmazia, che con la Prima Guerra Mondiale l’Italia aveva occupato militarmente, non erano mai stati abitati da popolazioni italiane, se non in minima parte". Il giorno del Ricordo, scrive Rosati, sarebbe inoltre parte di una "campagna denigratoria della Resistenza."
Il consigliere Pd si dissocia dal Ricordo
In Lombardia, il consigliere Pd Onorio Rosati si è dissociato pubblicamente dalle celebrazioni del giorno del Ricordo, anticipando con ostentazione, sul proprio profilo Facebook, la sua diserzione alla cerimonia ufficiale. Inevitabili le contestazioni, da Giorgia Meloni a Viviana Beccalossi. Il diretto interessato, però, ha risposto alle critiche con sfrontatezza, parlando del giorno del Ricordo come di una ricorrenza "storicamente controversa" e "politicamente divisiva", "istituita dal governo Berlusconi e fortemente strumentalizzata dalla destra italiana neofascista". Il mantra insomma è sempre quello: ricordare le foibe è roba da fascisti e peccato se nelle profondità del Carso sparirono tanti italiani innocenti, che con la politica non avevano niente a che fare.
Pisapia dov'è finito?
A Milano ha fatto discutere l'assenza alle celebrazioni del sindaco Giuliano Pisapia. Che, attaccato dall'opposizione in consiglio comunale, ha risposto alle critiche affermando che "Milano ha sempre ricordato la tragedia delle foibe" e ricordando di essere andato personalmente "negli anni scorsi", alla cerimonia. Quest'anno, evidentemente, non c'era modo. L'ex vicesindaco Riccardo De Corato, inoltre, ha ricordato come lo stesso Pisapia, quando era deputato, votò contro il giorno del Ricordo.
La violenza dei centri sociali
In qualche occasione, però, dalle parole si è passati ai fatti. A Trento, anarchici ed esponenti dei centri sociali hanno aggredito i partecipanti a una manifestazione in memoria dei martiri giuliani, istriani e dalmati, con tanto di lancio di bombe carta. Solo l'intervento delle forze dell'ordine ha impedito il contatto con i manifestanti.
Insomma, una vasta gamma di opzioni che rappresentano un insulto al dolore e alla memoria dei martiri.
Martiri che - nelle parole di Silvio Berlusconi, che nel 2004 volle fortemente l'istituzione del giorno del Ricordo - "furono condannati ad una morte atroce per la sola colpa di essere italiani e di non volersi assoggettare alla tirannide comunista."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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