
Tra i tanti problemi per arrivare a un negoziato proficuo tra Russia e Ucraina, ce n'è uno che riguarda i mediatori-inviati-incaricati deputati a portare avanti le trattative scelti dagli Stati Uniti. Steve Witkoff, che ha incontrato Putin a san Pietroburgo, sembra davvero troppo vicino alle posizioni del Cremlino al punto da elogiare a più riprese doti e capacità di leadership dello zar. Keith Kellogg, che sembrava tanto inviso alla Russia dall'esser stato escluso dai dialoghi con Mosca, limitandolo a un ruolo con Kiev, si è lanciato in una proposta che più che alla pace fa pensare a quella guerra fredda che sembrava dimenticata da decenni: smembrare l'Ucraina sul modello Berlino post seconda guerra Mondiale.
In un'intervista al britannico The Times, Kellogg ha apertamente evocato «quanto accadde a Berlino durante la seconda guerra mondiale, quando esistevano una zona russa, una francese, una britannica e una americana». Di fatto quello che precedette la costruzione del muro di Berlino nel 1961 che ha diviso, non solo ideologicamente, Berlino Ovest da Berlino Est ma anche l'Europa libera da quella sotto il dominio dell'Urss. Al posto del muro, Kellogg propone di usare come barriera naturale il fiume Dnepr, che attraversa l'Ucraina centrale da nord a sud con la forza di pace franco-britannica che sarebbe di stanza a ovest del fiume e una zona demilitarizzata da creare invece sulla linea orientale del fronte. «Non sarebbe affatto una provocazione per Mosca», ha detto Kellogg, anticipando i malumori russi. Una proposta choc, che ha messo Kellogg nel mirino internazionale, al punto che l'emissario della Casa Bianca è stato costretto a spiegare che non si riferiva «a una spartizione dell'Ucraina» ma piuttosto «parlavo di una forza di resistenza post-cessate il fuoco a sostegno dell'Ucraina. Nella discussione sulla spartizione, mi riferivo ad aree di riferimento o zone di responsabilità per una forza alleata», ha spiegato per rimediare al pasticcio. Mentre Witkoff ha fatto scalpore per una foto che lo ritrae con la mano sul cuore pochi istanti prima di vedere Putin, per poi affermare che «il modo più rapido» per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina sarebbe «dare alla Russia la proprietà delle quattro regioni che ha tentato di annettere nel 2022». In pratica, sancendo la resa di Kiev.
Un negoziato paradossale, quindi, al punto da non trovare d'accordo nemmeno la Russia. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov spiega che «non abbiamo mai respinto proposte di cooperazione economica o di risoluzione dei conflitti, stiamo discutendo» mentre dal Cremlino emerge perplessità per l'idea di Kellogg.
L'ambasciatore Rodion Miroshnik, ospite del propagandista Soloviev, ha detto che «una zona militarizzata è una delle possibilità che può portare a un nuovo livello di escalation» bocciando l'idea di una zona cuscinetto militarizzata. Se non è resa totale, al Cremlino non piace. Il problema è, tra i tanti, quel che potrebbe piacere a Washington e a suoi emissari.
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