Fondi azzerati e nessun piano: Tsipras finisce sotto accusa

Soccorsi tardivi, rischi ignorati, ordini di evacuazione "dimenticati". Nonostante il precedente dell'estate 2007

Fondi azzerati e nessun piano: Tsipras finisce sotto accusa

Non ha nemmeno ricevuto dal governo l'ordine di evacuare le case dei cittadini di cui è sindaco. Per questo Evangelos Bournous, primo cittadino di Rafina, teme che le vittime supereranno le cento unità dopo che 1.500, tra appartamenti e ville, sono diventati cenere. Non c'era un piano di emergenza per incendi di questa portata nei cassetti dei ministeri. Come se la lezione del 2007, quando un'intera estate fu caratterizzata da migliaia di focolai tra isole e terraferma, non fosse di interesse pubblico.

È polemica in Grecia dopo i 47 roghi di ieri che hanno colpito l'incantevole periferia della capitale, con Rafina e Mati a pagare il dazio maggiore. C'è chi accusa il premier Alexis Tsipras di aver previsto wifi gratis più tv al plasma negli ospedali, ma non un euro investito in prevenzione e cabina di regia. La sorpresa è stata quella di vedere l'apparato statale sprovvisto di un piano per grandi emergenze, come sostengono alcuni ex ufficiali dei vigili del fuoco. In parallelo crescono i punti di contatto con i roghi del 2007: venti forti, fitta vegetazione a rischio speculazione edilizia e politica lontana, con il premier in viaggio in Bosnia. Il numero uno di Syriza si difende, puntando il dito contro una non meglio precisata «minaccia asimmetrica» rivolta contro la Grecia. I vigili del fuoco sarebbero giunti solo due ore dopo il primo rogo di Kallitechnoupoli descritto come un «mega fuoco» che dalla pineta ha puntato, in poco tempo, il mare. Anche a Kineta alcuni testimoni parlano di interventi in ritardo e privi di un coordinamento. La maggior parte dei morti ha perso la vita nel tentativo di abbandonare le case per cercare rifugio. Per questa ragione entrano in ballo l'amministrazione regionale, dove comanda Rena Dourou, fedelissima di Tsipras, e il segretariato generale per la Protezione civile, che ha la responsabilità di coordinare tutti gli organismi competenti, ma che di fatto è stato colpito dalla mannaia della troika, come gli altri enti ellenici: non ha fondi a sufficienza. Inoltre ieri è stato il primo giorno della stagione estiva in corso caratterizzato da un indice di rischio-incendi elevato a 4 nell'Attica, eppure il meccanismo organizzativo composto da vigili del fuoco e amministrazione locale è stato colto di sorpresa. E nella zona di Pentelis i ritardi dei soccorritori sono stati ingenti, anche perché le poche squadre disponibili erano corse a Kineta e non si aspettavano un altro incendio in Attica.

Nel mezzo l'offerta di soccorso e supporto da parte di Turchia, Cipro, Italia e Spagna. «Siamo pronti ad aiutare», ha detto il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu in una telefonata al collega greco Nikos Kotzias. Ma il governo Tsipras non ha ancora risposto, visto che tra i due Paesi c'è una guerra sotterranea.

Da Roma sono decollati due Canadair e si offre la mappatura via satellite del fronte delle fiamme. Da Washington è arrivato il «sì» all'utilizzo dei droni per i soccorsi: i mezzi sono da tempo in terra di Grecia. Anche il Papa è vicino alle vittime e in un telegramma di cordoglio si dice «profondamente rattristato».

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