La forzatura dei giudici: "Toti resti ai domiciliari"

Il Riesame snobba Cassese e respinge il ricorso: "Il governatore può reiterare il reato, non capisce le accuse". La difesa: ora in Cassazione

La forzatura dei giudici: "Toti resti ai domiciliari"
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Giovanni Toti deve restare ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Genova conferma la misura cautelare al governatore con un provvedimento durissimo che sottolinea «l'allarmante gravità» dei fatti contestati e «il pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato». Soprattutto perché Toti, scrive il collegio presieduto da Massimo Cusatti, avrebbe ancora la «personalissima convinzione» di aver agito «per il bene comune» e di non aver commesso reati. Tanto da doversi «far spiegare dagli inquirenti» che le sue sarebbero state invece «condotte illecite». Viene di fatto colpita al cuore e ribaltata la linea della difesa. Che aveva evidenziato come Toti nell'interrogatorio fosse stato collaborativo, avesse ammesso i finanziamenti elettorali da parte dell'imprenditore della logistica Aldo Spinelli, negando però qualsiasi nesso tra quelle erogazioni liberali e presunti favori, cioè il nodo dell'accusa di corruzione.

Punge il Riesame, che parla dell'«assoluta irrilevanza» di quell'interrogatorio, «infarcito di non ricordo» e senza il «minimo spunto ammissivo». Ed «è quasi paradossale - scrivono i giudici - che la difesa rivendichi il diritto dell'indagato di ammettere solo il fatto e non il diritto», come se, precisano, fosse appannaggio di Toti decidere cosa sia reato e cosa no, «avventurandosi in sottili distinzioni che risultano quasi sofistiche».

Nel chiedere la revoca dei domiciliari, il legale Stefano Savi aveva assicurato che Toti, pur nella convinzione di non aver commesso illeciti, si sarebbe certamente astenuto dal ripetere le stesse condotte che i pm considerano un reato. Ma anche questo viene stroncato dai giudici: «L'impegno ad astenersi da condotte analoghe suona come una sterile presa d'atto della fondatezza di accuse che pure non si è voluto ammettere nel corso dell'interrogatorio». Cioè, «non si vede perché debba promettere di non agire più con modalità» che ritiene legittime. E l'inciso, in punta di sarcasmo: «Né può ipotizzarsi che Toti si faccia spiegare ogni volta dagli inquirenti cosa sia lecito e cosa non lo sia». Quindi, «nella convinzione di operare legittimamente» può reiterare il reato. Non più solo per le Regionali del 2025, come aveva sostenuto il gip, ma «a prescindere dallo svolgimento di consultazioni elettorali di sorta. Ad esempio, inducendo a dargli o promettergli utilità per finanziare il proprio movimento politico, adoperandosi per favorire un proprio grande elettore per l'aggiudicazione di un appalto e così via», ipotizzano i magistrati. Insomma, Toti nel pieno delle sue funzioni si farebbe di nuovo corrompere. Ricordano che le accuse «integrano un vulnus tra i più gravi che possano essere inferti al buon andamento dell'azione amministrativa, allo stesso rispetto della volontà popolare». Viene così smontato anche il parere, depositato dalla difesa, del costituzionalista Sabino Cassese, che aveva definito gli arresti «irragionevoli e non proporzionati», invitando il Riesame a un bilanciamento tra esigenze delle indagini e rispetto del mandato popolare di Toti. Per le toghe però la linea Cassese teorizza per il presidente «una sorta di immunità cautelare per il solo fatto di essere stato attinto da un mandato elettivo», contraria al principio che «tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge». Il Riesame sottolinea che comunque Toti può richiedere al giudice, come già fatto, di poter incontrare soggetti politici della sua giunta, ma non i tecnici, «un settore operativo in cui persiste la concreta probabilità che l'indagato reiteri». I giudici respingono l'idea che vi sia una «indebita pressione» su Toti perché scelga di dimettersi: «Questa pressione non si vede nemmeno in filigrana».

Ma per Savi, a leggere l'ordinanza, nemmeno le dimissioni basterebbero: «Così impostata la cancellazione delle esigenze cautelari appare incompatibile con la

carica ma anche con l'esercizio dei diritti politici» di Toti. Ricorrerà in Cassazione, ma i tempi si allungano a settembre. E con il governatore in detenzione preventiva la Procura potrebbe chiedere il giudizio immediato.

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