Il 27 maggio scorso, alla vigilia della controffensiva, il capo delle forze armate ucraine Valerj Zaluzhny disse: «È ora di riprenderci ciò che è nostro». Purtroppo in questi 257 giorni le manovre militati anti-Russia non hanno sortito gli effetti sperati, e Zaluzhny e il suo staff ieri sono stati silurati dal presidente Volodymyr Zelensky.
Che il generale originario di Zvjahel fosse sulla graticola lo si sapeva da ormai un paio di mesi. A Zaluzhny è risultata fatale la disfatta ad Avdiivka, dove l'esercito di Kiev ha perso almeno 3mila uomini in poche settimane, regalando agli invasori la possibilità di utilizzare l'area come testa di ponte per ampliare a ovest i confini del Donbass occupato. «Ho incontrato il generale, l'ho ringraziato per i due anni trascorsi a difendere l'Ucraina, abbiamo discusso del rinnovamento di cui le Forze armate hanno bisogno», ha scritto su X Zelensky, postando la foto di una stretta di mano con un Zaluzhny sorridente che fa il segno della vittoria. Su Telegram il generale defenestrato ha commentato il licenziamento, sostenendo che la decisione «è stata presa sulla necessità di cambiare approcci e strategie». Per lui sarebbe pronto un incarico da ambasciatore nel Regno Unito.
Tuttavia secondo i detrattori di Zelensky, il cambio della guardia sarebbe stato deciso per togliere di mezzo un ufficiale molto popolare tra la popolazione e i militari, che sarebbe stato con ogni probabilità candidato favorito alle elezioni presidenziali, se Zelensky non le avesse annullate. Ieri è arrivata l'ufficialità, ma già da una decina di giorni a guidare le operazioni era stato chiamato il tenente generale Sergij Saptala, con un incarico ad interim.
Da lunedì il comando passerà nelle mani di Oleksandr Syrsky, 59 anni, coordinatore delle forze di terra dal 2019, originario della Federazione Russa, con un passato da soldato in Afghanistan durante l'invasione sovietica.
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