A 100 giorni dalla sua nomina a primo ministro, Gabriel Attal passa all'offensiva e scuote la Francia; per sua stessa ammissione, afflitta da violenze diventate «una dipendenza» per gli adolescenti d'Oltralpe. Presentandosi ieri a Viry-Châtillon, la cittadina scossa dall'ennesimo pestaggio, quello di un 15enne morto per percosse ricevute a pochi metri da scuola da coetanei che hanno spiegato d'averlo fatto per la «reputazione» della loro sorella (perché la vittima dell'imboscata messaggiava con lei senza il loro permesso), Attal non ha esitato. «Siamo onesti - ha detto il premier - sempre più spesso i disordini o le violenze di cui sentiamo parlare a scuola hanno un sottotesto identitario o religioso». Atti come quello che nei giorni scorsi ha visto la 13enne Samara mandata in coma, selvaggiamente picchiata perché non portava il velo, e con inviti sui social a stuprarla da parte di una sua compagna musulmana che la identificava come «miscredente». Dunque «la République contrattacca», spiega Attal, tracciando un piano per arginare le derive islamiche in classe e fuori, e in generale la furia di ragazzini, come quelli che hanno messo a ferro e fuoco la Francia l'estate scorsa partendo dalle banlieue, causando danni stimati dal Senato in 1 miliardo di euro: «Dobbiamo agire, annuncio l'impunità zero attaccando il male alla radice».
La rivoluzione annunciata parte dalla scuola, passa dalla strada e finisce a casa. L'obiettivo è prevenire la radicalizzazione; i genitori saranno chiamati in causa in tribunale e dovranno firmare un contratto con i plessi. «Non ci sarà alcuna guerra di religione a scuola, ma il rispetto della laicità a ogni costo per non far passare la cultura dell'impunità già dai primi anni di vita». Poi lavori socialmente utili e convocazione del giudice per chi sgarra. E se ci si troverà di fronte una famiglia monoparentale o in difficoltà, interverrà lo Stato. Già lo scorso luglio, però, Macron chiese maggior responsabilizzazione dei genitori. Finora è stato un fiasco. Attal incarica (di nuovo) il Guardasigilli di modificare le norme. Processi per direttissima anche per i minori?
Marine Le Pen, scettica sull'esito, aspetta di vedere tramutati gli annunci in realtà, ricordando misure molto simili espresse dal suo Rassemblement ma sempre contestate dalla Macronie. «La cultura delle scusanti è finita», insiste Attal. «Voglio una scuola del civismo, che ci si alzi quando un prof entra in classe, dappertutto e sempre». Anche in banlieue, dove gli studenti delle medie nelle zone di educazione prioritaria (Zep) resteranno a scuola, altra novità, «tutti i giorni dalle 8 alle 18». «Rafforzeremo poi le squadre per i Valori della Repubblica», insiste il premier; quelle create nel 2017 e da settembre responsabili di far rispettare il divieto dell'abaya a scuola.
Parole, per ora, di fronte a un'ultra-violenza entrata drammaticamente nel dibattito pubblico in vista delle europee di giugno. I lepenisti sono in netto vantaggio.
L'enfant prodige della Macronie taglia corto rubando idee: «Serve un sussulto d'autorità». Allo studio anche una stretta sull'uso dei cellulari. Ieri intanto altre due bimbe aggredite all'uscita da scuola, di 11 e 6 anni, ferite a coltellate da un 30enne apparentemente affetto da «turbe mentali».
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