Provocazioni in serie, quelle del tribuno della gauche Jean-Luc Mélenchon contro la polizia transalpina. Stavolta a uso e consumo di una tornata elettorale che domenica vedrà i francesi eleggere il nuovo Parlamento. E stando ai sondaggi il fantasma di una maggioranza relativa (e non assoluta come negli ultimi 5 anni) potrebbe materializzarsi per la coalizione presidenziale ribattezzata Ensamble!.
Un semplice controllo delle forze dell'ordine, sabato scorso, ha riacceso la miccia della polemica sempre in tasca al leader dell'alleanza di sinistra. Lo stop mancato di una Peugeot 207 nel cuore di Parigi, col conducente 38enne che si rifiuta di obbedire all'alt e al controllo documenti, e la polizia che spara in pieno giorno sul veicolo in fuga colpendo alla testa una passeggera di 21 anni (morta in ospedale il giorno successivo per le ferite). A bordo erano in 4.
Il caso ha preso immediatamente una piega politica: in un messaggio, il leader della Francia ribelle e della coalizione allargata a verdi, socialisti e comunisti condanna la presunta «autodifesa» degli agenti (dicono d'essere stati travolti, erano in bici) e scrive: «La polizia uccide». Apriti cielo. Zappa sui piedi o provocazione vincente? Il suo commento, a inchiesta appena iniziata, ha messo in imbarazzo anche certi «compagni» della coalizione della sinistra riunita sotto l'acronimo Nupes. I tre agenti, due uomini e una donna, fermati, interrogati e ieri rimessi in libertà, affronteranno l'indagine del tribunale di Parigi: mentre il 38enne alla guida della Peugeot, ferito al torace, è in arresto. Girava con la patente ritirata. E un passeggero era senza cintura.
La premier Elisabeth Borne che domenica si gioca a sua volta un seggio in Parlamento (Macron ha giurato ai 15 ministri in corsa che dovranno lasciare l'esecutivo se non eletti) replica al leader della gauche: «Trovo scioccante il modo in cui Mélenchon attacca sistematicamente la polizia con frasi oltraggiose, la polizia svolge una missione difficile al servizio dei francesi». Pronta la controreplica al vetriolo: «4 morti in 4 mesi, ma per Borne il problema sono io e non la morte di una ragazza di 21 anni, è una premier tecnocrate senza cuore», tuona il tribuno, «c'è la pena di morte per chi non si ferma?». «Ci sono video da visionare, esami balistici, è scandaloso sputare sentenze così», commenta il Guardasigilli Éric Dupond-Moretti: bisogna rispettare la République, «o è il politburo della Francia ribelle (il partito di Mélenchon) che fa giustizia?».
Il dramma ha sconvolto l'intera Francia, già alle prese con episodi analoghi: appena un mese e mezzo fa, l'incriminazione per «omicidio volontario» di un agente sospettato d'aver ucciso con un'arma il conducente e il passeggero di un'auto che aveva tentato di forzare un posto di blocco sul Pont-Neuf a Parigi.
Intanto i primi risultati del voto dalle circoscrizioni estere hanno visto i macroniani in testa, la Nupes in risalita e uno dei candidati di Macron, l'ex premier Manuel Valls, eliminato al primo turno. Lo spettro di un Parlamento congestionato dalla sinistra non è più tabù per l'Eliseo.
L'alleanza si è già qualificata al secondo turno in 10 delle 11 circoscrizioni d'oltremare (seggi anticipati), rispetto alle sole 5 nel 2017, portando la Nupes a «credere fermamente» a una maggioranza in Assemblée. Ciò non comporta la nomina automatica di Mélenchon a premier, anche se metterebbe in imbarazzo Macron che a più riprese ha già ammonito come nessun partito possa «imporre un nome».
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