Il Veneto si spruzza di arancio. Zona arancione? Nì. Una zona arancione ridotta come l'ha definita ieri in conferenza stampa il presidente Luca Zaia. Stanco di aspettare risposte che non arrivano, in un Paese dove il governo sbadiglia, ondeggia, tentenna, ingrana la prima, fa retromarcia, fa la retro della retromarcia, Zaia chiude i Comuni da domani 19 dicembre al 6 gennaio. Dalle 14 non sarà più possibile circolare da un comune all'altro se non per andare a scuola, al lavoro, per comprare cibo e per motivi sanitari. Non si può più aspettare, ha detto Zaia. «Il Veneto continua a essere in zona gialla, con un Rt a 0,96, ma siamo a giovedì e ancora non è ben chiaro cosa accadrà. Davanti a un'incertezza palpabile, con un dibattito a livello nazionale tra le forze di maggioranza, vorrei evitare di assumere provvedimenti che vadano a cozzare ma è pur vero che la situazione epidemiologica di oggi è una situazione che se da un lato viene gestita, con 378 terapie intensive e 2953 ricoveri, il Veneto sta caricando altri 7mila pazienti non Covid. La nostra sanità non è una macchina scassata. In questa fase abbiamo un terzo in più dei ricoverati di marzo. E un terzo in più vuol dire meno distanziamento sociale. Se non facciamo qualcosa adesso rischiamo a gennaio di trovarci in grosse difficoltà».
Una misura presa alla luce dei dati attuali, con un Veneto che non riesce a calare nei contagi e nei ricoveri. E con un Veneto in cui, dal Veronese, arrivano immagini sconcertanti quanto le file di camion dell'esercito pieni di salme a Bergamo, nella prima ondata. Come rivelato da un'inchiesta dell'Espresso, i morti in provincia di Verona sono così tanti che sono state riempite le celle frigorifere per merci nel cortile dell'ospedale pubblico. La dottoressa siciliana Francesca Russo che affianca Zaia durante le conferenze stampa, ha fatto sapere che il Veneto vive una condizione di plateau, dove non vi è una situazione di discesa, ma leggeri picchi, poi la situazione si ridimensiona, poi riparte. Il direttore generale dell'azienda ospedaliera di Padova, Luciano Flor, i giorni scorsi aveva spiegato al Giornale entrato tra le corsie dell'ospedale, che per cinque, sei persone dimesse, ce ne sono altre cinque, sei che entrano. L'altro giorno l'apice dei decessi, con 165 morti. Ieri i morti erano 92 in più, per un totale di 5161. I positivi 4402 su 58492 tamponi tra rapidi e molecolari. La percentuale di positivi sui tamponi è del 7,52%.
Anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca lamenta la mancanza di polso da parte del governo. «Nel nostro Paese dice - non si riesce mai ad avere una misura chiara. Si continuano a prendere mezze misure di demagogia che allungano i tempi della crisi. Occorrono decisioni chiare e forti». Un governo che segue l'onda, in balìa degli eventi, dove se non chiude, impugna.
In Valle d'Aosta, che si prepara a diventare gialla, il governo ha impugnato l'ordinanza della Regione che ha riaperto l'altro ieri bar, ristoranti e attività ricettive. Un contenzioso dice il presidente della Regione Erik Lavevaz - del quale sfugge la finalità, se non per cercare di mortificare i principi dell'autonomia di cui gode la Regione».
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