La fuga di Emiliano che diserta l'Antimafia

Salta l'audizione del governatore sulla mafia a Bari e sui rapporti tra i boss e Decaro: "Parlo solo dal 10 maggio"

La fuga di Emiliano che diserta l'Antimafia
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Antimafia chiusa per «indisponibilità», l'inchiesta sulla mafia a Bari può aspettare. È l'ennesimo affronto del governatore pugliese Michele Emiliano all'organismo parlamentare di controllo sulla criminalità organizzata presieduto da Chiara Colosimo (Fdi) che da giorni cerca di sentirlo perché spieghi la genesi delle sue affermazioni (mai pienamente smentite) sul sindaco di Bari Antonio Decaro, candidato alle Europee alle prese con il possibile scioglimento del suo Comune per mafia - che lo renderebbe ineleggibile a Bruxelles - dopo il commissariamento per infiltrazioni della municipalizzata Amtab.

Emiliano era stato convocato per oggi ma non si è presentato, ufficialmente perché impegnato nella Conferenza Stato-Regioni, dicendo che preferisce essere sentito «dal 10 al 30 maggio» e comunque dopo che il braccio di ferro in Regione con la sua maggioranza sarà concluso. Non sarà facilissimo, anche sentendo il suo predecessore Nichi Vendola gridare vendetta e piangere solo per il «suo» assessore, sacrificato per un calcolo politico, non certo per una regione avvitata su se stessa dopo l'ipotesi di commissariare Bari per le infiltrazioni scoperte dalle indagini sulla municipalizzata Amtab, diventata per la Procura l'ufficio di collocamento dei boss e chissà cos'altro.

La bacchettata della Colosimo fa male: «Prendo atto che semplicemente Lei intende scegliere la data della Sua audizione compatibilmente con le Sue esigenze politiche». Anche nel centrosinistra l'alibi dell'«indisponibilità» causa voto di fiducia alla sua Giunta per un magistrato in aspettativa è inaccettabile. «La conferenza Stato-Regioni Non è una liturgia politica, ma è un dovere istituzionale», fa sapere il governatore, restìo a scattare sull'attenti come ha fatto per risolvere le bagatelle politiche della sua maggioranza imposte da Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Chi si aspettava di capire le risposte sui suoi rapporti col sindaco Antonio Decaro e con le famiglie di mafia con cui sostiene - non da oggi - di aver avuto delle interlocuzioni dovrà aspettare ancora.

Eppure era stato lui dal palco, a fine marzo dopo le voci di commissariamento di Bari, a tuonare: «Un giorno Decaro mi dice che era stato minacciato con la pistola per la Ztl a Bari vecchia, lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, il boss del quartiere: questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare. Se ha bisogno di assistenza te lo affido». Il sindaco di Bari aveva smentito la circostanza («Michele ricorda male»), erano spuntati video del 2022 con Emiliano che ripeteva lo stesso racconto davanti a un impassibile Decaro, Il Giornale pubblicava una foto che lo ritraeva con un'altra Capriati. Intanto Emiliano si era rimangiato una parte del racconto, a chi gli aveva chiesto perché non è andato dai magistrati a riferire rispondeva «la Procura, secondo me, non avrebbe potuto fare assolutamente nulla». Perché? Sono passati quasi due mesi eppure Emiliano non ha tempo di spiegarsi all'Antimafia, calpestando un galateo istituzionale e accusando la stessa commissione di «strumentalizzazione politica». Il capogruppo Fi al Senato Maurizio Gasparri è un fiume in piena: «Ma Emiliano pensa che la commissione Antimafia sia come la casa della sorella del mafioso di Bari dove si recava quando decideva lui? Le cose non stanno così».

Intanto fino al 10 maggio l'ha fatta franca. Ma che allora la sua traballante maggioranza abbia resistito o meno sarà irrilevante. Come politico e come pm antimafia in aspettativa, davanti ai suoi cittadini, il governatore si è sfiduciato da solo.

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