Non sarà più meta del turismo dell'orrore, di quei curiosi che in questi mesi si sono arrampicati fin là solo per scattarsi un selfie sul luogo di una tragedia costata la vita a 14 persone. Dopo settimane di lavoro preparatorio in quota delle squadre dei vigili del fuoco, oggi i resti della cabina della funivia precipitata sul monte Mottarone lo scorso 23 maggio, e da allora rimasti tra gli alberi coperti da un telone, saranno portati a valle con un maxi-elicottero.
È tutto pronto per l'operazione. Quello che era trasportabile con gli automezzi 4X4 è stato già rimosso e l'area del cantiere è stata sgomberata di tutti i materiali che potrebbero risultare d'intralcio al trasporto. La cabina verrà trasferita in un campo sportivo, per poi essere trasportata con un camion al Tecnoparco di Fondotoce-Verbania, dove sarà custodita in un capannone a disposizione dei consulenti della Procura e delle parti che stanno prendendo parte all'incidente probatorio per stabilire le cause del disastro. L'udienza conclusiva è fissata per il 16 dicembre, ma è già slittato il deposito delle relazioni finali dei consulenti ed è probabile che si vada avanti ancora per qualche mese. Tempi lunghi per un processo che vede coinvolte 14 parti, tanti infatti sono gli indagati tra persone e società. Poi ci sono le persone offese. Finora non è stata recuperata nemmeno la cosiddetta «testa fusa», un parte fondamentale per capire cosa abbia provocato la rottura della fune, che dopo lo schianto si è andata a conficcare in un tronco.
Alla fine di ottobre il Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorso della Procura, aveva disposto i domiciliari (oltre che per Gabriele Tadini) anche per il gestore della funivia Enrico Perocchio e per il direttore d'esercizio Luigi Nerini, arrestati dopo l'incidente e poi rimessi in libertà.
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