"Un G7 senza incidenti. Così abbiamo protetto i grandi della Terra"

Il questore di Brindisi: "Fieri del risultato. Il momento nero? La nave dei poliziotti"

"Un G7 senza incidenti. Così abbiamo protetto i grandi della Terra"
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Il momento brutto è arrivato anche per lui, perchè - a meno di miracoli - in un evento della complessità di un vertice mondiale come il G7, hai voglia a vagliare tutte le varianti, a mettere tutto a punto: ma l'inciampo è sempre in agguato. E anche Giampietro Lionetti, questore di Brindisi, l'uomo che per una settimana ha avuto sulle sue spalle la sicurezza dei grandi della Terra, ha dovuto farci i conti.

Il momento peggiore?

«La storia della nave». La Mykonos Magic, che doveva ospitare a bordo i poliziotti arrivati da tutta Italia per essere aggregati al dispositivo di ordine pubblico, e rivelatasi una stamberga lercia e inabitabile. «Quello - dice Lionetti - è stato davvero un passaggio complicato. Su come sia stato possibile non mi esprimo perché c'è in corso una inchiesta della magistratura ma una cosa voglio dirla: anche di fronte a un disagio del tutto inatteso, il personale ha reagito in modo straordinario. Hanno continuato a fare il loro lavoro con professionalità e abnegazione, e di questo dobbiamo essere loro riconoscenti».

Quando ha saputo che sarebbe toccato a lei gestire la sicurezza del G7 cosa ha pensato? Che era una rogna o una chance?

«Quando il vertice è stato assegnato all'Italia io facevo il dirigente della Digos a Roma e non potevo immaginare il seguito. Nel momento in cui sono stato promosso e assegnato alla Questura di Brindisi ho realizzato che avrei dovuto occuparmi del G7. E ho considerato da subito questa prospettiva un grande onore nella mia carriera di poliziotto».

Come è andata?

«Personalmente sono contento di come me la sono cavata. E soprattutto posso dire come ha funzionato nel complesso il dispositivo: benissimo. É un risultato di cui possiamo andare fieri, uno dei primi G7 che si svolge dall'inizio alla fine senza alcun tipo di incidente».

Però le immagini del corteo di sabato degli antagonisti a Fasano, le immagini della premier a testa in giù, i capi esteri insanguinati con la vernice rossa, non erano belle.

«Fin dall'inizio sapevo di dover fare i conti anche con realtà che non si riconoscono nei valori istituzionali. Abbiamo fatto un lavoro informativo e conoscitivo e abbiamo anche avviato un'opera di dialogo. La linea era chiara: libertà di manifestare e di esprimere anche dissenso, come previsto dalla Costituzione, ma a distanza di sicurezza dalla zona del vertice. E così è stato».

Quale l'aspetto più complesso da gestire?

«Premessa: si trattava di un evento di grandissima rilevanza ospitato in un territorio assai vasto».

La Puglia non è l'isola della Maddalena, in effetti.

«Esatto, e questo ha aumentato molto le varianti di cui tenere conto. E in questo scenario si sono mossi una infinità di soggetti, perché non c'erano solo i paesi del G7 ma una quantità di altre delegazioni sia statali che non governative. Garantisco che tutelare i movimenti di tutti in sicurezza non è stato semplice».

Come è stato interfacciarsi con gli apparati di sicurezza dei vari capi di Stato, tipo il Secret service di Joe Biden?

«Una esperienza indimenticabile. Mi ricordo il giorno in cui ci siamo trovati tutti insieme, al Teatro Verdi, per fare il punto delle procedure concordate. In quel momento ho avuto la conferma che stavamo muovendoci nel modo giusto».

Si è parlato molto del ruolo di supervisione di Elisabetta Belloni, il capo dei nostri

servizi segreti. Quanto è stata importante?

«Io posso parlare dell'apparato di cui faccio parte. E devo ringraziare il capo della polizia Vittorio Pisani per avere messo a nostra disposizione i suoi uomini migliori».

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