La settimana che potrebbe segnare l'uscita di scena di Mario Draghi presenta almeno due appuntamenti di enorme importanza politico-economica. La Bce e l'Unione europea sono chiamate a esprimersi sulla strategia monetaria ed energetica con le quali contrastare inflazione e crisi del gas. Due temi internazionali sui quali lo stesso Draghi, fino a oggi, è stato tra i primi protagonisti a livello europeo e internazionale. Per questo le sue eventuali - e al momento assai probabili - dimissioni assumerebbero un significato che andrebbe ben al di là della crisi politica italiana.
Dopo che mercoledì 20 sapremo l'esito dell'intervento di Draghi in Parlamento, l'indomani ci sarà l'appuntamento più atteso: la riunione della Bce di giovedì 21 luglio, in cui la Banca centrale europea aumenterà i tassi per la prima volta da oltre un decennio. I mercati si aspettano un rialzo di 25 punti base, che manterrà i tassi dell'Eurozona in negativo, malgrado l'inflazione in aumento. Ma il direttivo discuterà anche lo scudo anti-spread, che è in realtà la misura più attesa dagli investitori. E dall'Italia in particolare, essendo il tema della «frammentazione monetaria» quello che più ci riguarda. Basti ricordare il crollo dei valori dei nostri Btp, avvenuto qualche settimana fa proprio in seguito all'incertezza generata dall'annuncio della fine del sostegno monetario attuato fin qui dalla Bce, senza un parallelo chiarimento sulle misure per contenere gli spread.
Per quanto riguarda i tassi non sono attese sorprese. Anche Olli Rehn venerdì scorso ha ribadito che la stretta dovrebbe essere di un quarto di punto a luglio e dello 0,50% a settembre, per poi proseguire con gradualità fino alla fine dell'anno. Mentre sul piano anti-frammentazione non si sa nulla. Né se verrà presentato, né quanto grande, credibile e lungo sarà.
Sempre Mercoledì 20, contemporaneamente al dibattito parlamentare sulla crisi di governo, la Commissione Ue rivelerà il suo piano di emergenza energetico, che poi dovrà essere approvato dal Consiglio europeo. Si tratta delle misure straordinarie, inclusi i razionamenti, che dovranno essere applicate nel caso in cui la Russia non riprendesse ad assicurare i flussi di gas attraverso il gasdotto Nord Stream uno. Quello che collega la Russia alla Germania, giovedì 21 dovrebbe tornare in attività, dopo i lavori di manutenzione. E il Canada ha fatto sapere di essere pronto a derogare alle sue sanzioni, sbloccando così la consegna di una turbina in riparazione a Montreal e necessaria al funzionamento del gasdotto. Tuttavia Gazprom non ha assicurato la ripresa delle forniture di gas. E Putin minaccia di mantenere chiusi i rubinetti, o comunque di stringerli parecchio, dando poco gas all'Europa.
Tutto è ovviamente legato alla guerra in Ucraina.
Se davvero Mosca, intende sospendere le operazioni militari prima dell'inverno per iniziare a trattare un cessate il fuoco, vuole farlo da posizioni di forza, in modo da poter chiedere una posta alta: ritiro delle sanzioni e riconoscimento dei territori conquistati. Per farlo però deve indebolire le controparti e quindi vincere il più possibile sul campo militare e pure su quello energetico, tagliando il gas all'Europa.
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