Dall'inizio della crisi energetica, l'effetto più grave degli aumenti interessa i ceti produttivi e il mondo imprenditoriale, come denunciano da mesi le associazioni di categoria e le imprese in crisi per i continui rincari diventati insostenibili. Una situazione grave in tutta Europa ma che si fa sentire soprattutto in Italia come emerge da uno studio di Confcommercio che fotografa una situazione allarmante: «Confrontando la spesa teorica annuale delle bollette elettriche delle imprese del commercio, del turismo e della ristorazione italiane con quelle pagate dalle medesime tipologie di imprese in Francia e Spagna, emerge che l'Italia, che aveva già il triste primato di avere i prezzi di elettricità e gas più alti d'Europa, con l'ultima crisi vede non solo ribadita questa debolezza, ma addirittura peggiorata«.
In concreto le imprese del terziario italiane pagano il 70% in più di energia rispetto alle omologhe francesi e il 27% in più rispetto a quelle spagnole, una differenza che, unita ai problemi atavici del nostro paese come la pressione fiscale e la burocrazia, incide sulla competitività. Da qui la richiesta del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli (in foto) al governo: «Il caro energia resta l'emergenza più urgente da affrontare. Chiediamo al governo un confronto costruttivo con le forze sociali per avviare un piano strutturale in raccordo con l'Europa. E - come per la pandemia - sono necessari sostegni immediati per le imprese più colpite dalla crisi energetica». Il paradosso è che l'Italia, pur essendo tra i Paesi europei che ha stanziato più risorse (circa 60 miliardi, quasi il doppio della Spagna), si trova ad avere le bollette più care: «Scontiamo l'errore di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. Scontiamo, ancora, i troppi no preconcetti e l'ipertrofia burocratica», prosegue Confcommercio.
Proprio sul fronte bollette arriva qualche segnale confortante per i prezzi di ottobre. Secondo il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli: «A ottobre ci sarà un aumento intorno al 5% in arrivo per le bollette del gas anziché del 70% come previsto un mese fa». Da questo mese infatti l'aggiornamento tariffario diventa mensile anziché trimestrale e «se l'aggiornamento fosse stato fatto con il vecchio meccanismo a fine settembre avremmo avuto un aumento anche del 200%», mentre bisognerà aspettare fino a gennaio per le bollette della luce.
In attesa della comunicazione, domani, della tariffa del gas da parte dell'Autorità per l'energia (Arera) gli aumenti da inizio anno rimangono esorbitanti. Come afferma il Codacons: «Se la bolletta del gas dovesse salire del 5% ad ottobre, e nell'ipotesi di prezzi stabili fino a fine anno, la bolletta media per la fornitura di gas raggiungerebbe quota 1.817 euro a famiglia nel 2022».
Nonostante l'aumento minore rispetto al previsto in ottobre, «si tratterebbe in ogni caso di una maggiore spesa pari a +632 euro annui a famiglia rispetto alla spesa per il gas sostenuta nel 2021, con un rincaro complessivo delle tariffe del 53,3 per cento».
In realtà, il motivo del calo del prezzo del gas nelle ultime settimane, è dovuto a una minore domanda legata alle temperature più calde rispetto alla media stagionale e al riempimento degli stoccaggi in Europa. Secondo i dati raccolti dall'Ispi: «A causa di uno degli ottobre più caldi di sempre, l'Italia ha risparmiato 800 milioni di metri cubi di gas rispetto al 2021, ovvero circa 7,8 TWh». Ciò significa che ai prezzi di questo trimestre «equivale a un risparmio di 910 milioni di euro. In termini percentuali, i consumi di gas delle reti di distribuzione (residenziale, uffici e servizi) sono crollati del 39 per cento».
Una situazione che potrebbe ribaltarsi nelle
prossime settimane in presenza di un inverno rigido o di interruzioni delle forniture dai paesi da cui importiamo gas facendo balzare le quotazioni del gas. Per questo la partita energetica rimane la priorità per il governo.
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