Alla fine il chiodo fisso è sempre il fascismo. Per la sinistra è come il prezzemolo: condisce bene ogni polemica di qualunque genere. Solo che alla lunga rischia di guastare la pietanza. Prendete Gad Lerner. Ieri, ha vergato un post al vetriolo. Target di riferimento? Matteo Salvini. «È rassicurante constatare che col ministro dei Trasporti i treni NON arrivano in orario. Semmai vanno in pezzi. Meglio chiacchierare del ponte sullo Stretto». Il richiamo è all'ennesimo problema sulla dorsale Roma-Firenze, che ieri ha causato ritardi di oltre 300 minuti e cancellazioni per i treni dell'alta velocità di mezza Italia. Ma è impossibile non notare l'evocazione di una delle massime legate al fascismo e relative alla puntualità dei vagoni. Ma che c'azzecca, direbbe Di Pietro? Solo un pretesto, messo lì per dar seguito alla solita narrazione.
Se da un lato c'è chi lo evoca, dall'altro c'è chi pronuncia proprio la parola, per affibbiarla, ça va sans dire, alla destra. Parliamo di Pier Luigi Bersani, redivivo ospite dei salotti televisivi dopo l'uscita di scena dalla politica, il quale - ospite di Accordi o disaccordi, su Canale 9 - ha sentenziato: «Questa storia del radical chic non la sopporto più. Adesso che la destra vuole vendersi come destra dei poveri, quella sociale del lavoro, vogliamo parlare un po' dei fascist chic? Facciamo una rubrica. Perché prendersela con i radical chic, a me che non sono radical chic - girano un po'. Sarà anche ora di finirla!».
Dallo smacchiare il giaguaro siamo giunti ai fascist chic, termine coniato evidentemente per obnubilare la memoria evitando così di rammentare veri esempi di gauche caviar nell'alveo della sinistra. Qualche esempio? Dai maglioncini di cashmere di Fausto Bertinotti indossati nelle serate-salotti denominati «BertiNight» alla barca a vela e alle scarpe di Massimo D'Alema passando per i fasti della tessera numero uno del Pd, Carlo De Benedetti, per finire poi con la nuova segretaria Elly Schlein, convitato d'onore nell'attico di Claudio Baglioni ai Parioli con indosso abiti rigorosamente scelti e profumatamente pagati dalla consulente di armocromia. Ora, volgendo lo sguardo a destra, sorge spontanea una domanda: ma dove si trovano questi fascist-chic?
Nel novero degli ossessionati dal fascismo non può mancare poi l'attore Alessandro Haber, noto per le sue intemerate senza peli sulla lingua. E infatti, in una intervista a Fanpage, ha dato il meglio di sé, prima insultando «una parte di italiani che ha bisogno di sentirsi dominata, anche un po' violentata» e poi puntando il dito contro Giorgia Meloni. «Quando in Spagna ha tenuto quel comizio dove diceva: Sono una donna, sono una madre, sono cristiana. Con quella faccia da matta che era molto vicina a quella di Hitler...», ha tuonato Haber.
Apriti cielo. Certo che non c'è bisogno di scomodare Lombroso per analizzare le poche somiglianze tra i due ovali in questione. Eppure, le menti non sono tutte uguali, per fortuna. E non tutte hanno il chiodo fisso del fascismo.
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