Gaza, intesa sugli ostaggi a un passo

Il capo degli 007 Usa Burns oggi in Francia. Le voci: "Tremila detenuti palestinesi liberi"

Gaza, intesa sugli ostaggi a un passo
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La svolta è a un passo, mentre a Gaza decine di palestinesi continuano a morire per l'offensiva israeliana e in Israele i terroristi islamici sparano sui civili in un nuovo attentato terroristico vicino a Gerusalemme. L'accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza sembra imminente, dopo che il ministro del Gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha ribadito ieri che «senza un'intesa, l'esercito entrerà a Rafah anche durante il Ramadan», il mese sacro per i musulmani che inizia il 10 marzo. Il Wall Street Journal ha anticipato i termini dell'intesa, riferendo di un possibile via libera di Hamas allo scambio fra i 134 rapiti e tremila detenuti palestinesi. Si attendono conferme, dopo che l'inviato della Casa Bianca Brett McGurk ha incontrato il premier israeliano Netanyahu, il ministro della difesa Gallant e i parenti degli ostaggi in colloqui definiti «costruttivi» da Washington, e in attesa che il capo della Cia Burns partecipi oggi - secondo il sito Axios - a colloqui a Parigi con Israele, Qatar ed Egitto.

Nuove speranze in una giornata di ordinaria carneficina in Medioriente. Tre terroristi palestinesi, originari di Betlemme, sono entrati in azione ieri aprendo il fuoco a Ma'ale Adumim, in Cisgiordania, sulle auto in coda a un checkpoint della principale autostrada israeliana, la Highway-1 che collega Tel Aviv a Gerusalemme, che è ad appena 20 chilometri dal luogo dell'attacco. Un ragazzo di vent'anni è morto, 6 i feriti, tra cui è grave una donna incinta. Due attentatori sono stati uccisi da un riservista rientrato da Gaza e da un poliziotto, un terzo terrorista è stato arrestato. Hamas ha definito «eroico» l'attentato, «risposta naturale ai massacri e all'occupazione a Gaza e in Cisgiordania». Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, all'estrema destra nel governo Netanyahu, si è recato sul posto spiegando che Israele sta distribuendo più armi ai suoi cittadini per difendersi, che «il diritto alla vita degli ebrei vale più della libertà di movimento dei coloni» e che «qualsiasi danno a noi porterà a più costruzioni e più restrizioni per accedere alla moschea Al Aqsa» a Gerusalemme, in vista del Ramadan. Identica linea dell'altro ministro dell'ultradestra Smotrich, convinto che a nuovi attacchi palestinesi serva rispondere con nuovi insediamenti dei coloni.

Nelle stesse ore, nella Striscia di Gaza si contavano le vittime dei bombardamenti israeliani. Almeno 48 a Rafah, la città nel sud della Striscia, al confine con l'Egitto, che Israele intende colpire anche via terra, costringendo 1.4 di palestinesi all'evacuazione. L'emergenza per i civili rischia di peggiorare dopo l'arresto, «per legami con Hamas» di 8 dipendenti dell'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, che non ha «un piano B» per marzo, quando finiranno i fondi sospesi da 16 Paesi per le accuse di vicinanza ai terroristi.

Nonostante la situazione disastrosa a Gaza, si pensa già al futuro e, secondo un alto funzionario israeliano citato da Reuters, Israele sta cercando palestinesi non affiliati a Hamas per gestire gli affari civili nelle «enclave umanitarie» progettate nel piano post-bellico. No all'Anp perché non ha condannato il 7 ottobre. «Ma è chiaro che ci vorrà tempo. Nessuno si farà avanti se pensa che Hamas gli ficcherà una pallottola in testa», precisa la fonte. Il numero due del gruppo islamista, Musa Abu Marzouk, si è detto favorevole a un governo di «tecnocrati». Ma la strada è lunga. E i gruppi vicini a Hamas alzano la cresta.

Proseguono nel Mar Rosso gli attacchi degli Houthi, ieri contro una nave inglese e una nave da guerra Usa, alle quali, insieme alle israeliane, dicono di aver vietato la navigazione. Dal Libano, Hezbollah ha lanciato razzi contro Israele e colpito un'abitazione. Per eliminare un capo del gruppo, un attacco attribuito a Israele ha ucciso a Damasco, in Siria, tre persone.

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