
Bacchettata dell'Unione europea contro la strategia militare di Israele. Dopo il raid sull'ospedale Al Ahli di Gaza City, l'unico funzionante nell'area, ma che l'esercito israeliano ha colpito sostenendo ci fosse «una base di Hamas» al suo interno, la voce di Bruxelles si alza per sottolineare che Israele «ha il diritto di difendersi, ma le sue azioni attuali vanno oltre una proporzionata autodifesa». Lo ha precisato l'Alta Rappresentante Kaja Kallas, al termine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo. L'indignazione internazionale cresce infatti per le tattiche dell'Idf, le petizioni per fermare il conflitto e riportare a casa gli ostaggi si moltiplicano in Israele, tra riservisti, accademici, ex ambasciatori, mentre il governo Netanyahu resta convinto che la pressione militare sia l'unica via per riportare a casa i 59 ostaggi ancora a Gaza (di cui 23 si reputa siano ancora vivi) e che Hamas non possa essere sconfitta senza colpire gli arsenali e i combattenti che nasconde all'interno di strutture civili nella Striscia.
La trattativa per riportare a casa i rapiti, in cambio di una tregua, prosegue «sotto il fuoco», come ha promesso Benjamin Netanyahu quando il 18 marzo il suo governo ha deciso di interrompere due mesi di stop ai combattimenti. Il primo ministro israeliano ha riferito ai genitori dell'ostaggio Eitan Mor, rapito al Supernova Festival di Reim il 7 ottobre, che il governo sta lavorando a un accordo per il rilascio di 10 ostaggi. Una notizia confermata da Hamas, che è a Doha dopo i colloqui al Cairo e parla in cambio di 45 giorni di cessate il fuoco. Gli islamisti starebbero valutando la proposta, daranno risposta «a giorni» e si dicono pronti, probabilmente per far leva sugli Stati Uniti, a rilasciare il soldato israelo-americano Idan Alexander, 20 anni. Ma la distanza fra le due parti sulla fine definitiva del conflitto sembra incolmabile. Israele - conferma Hamas - continua a chiedere il disarmo del gruppo e i terroristi hanno risposto che «l'unico punto di partenza per qualsiasi accordo è il ritiro dell'Idf da Gaza e la fine della guerra, non la questione delle armi». Posizioni inconciliabili.
Sia la Ue che la Francia hanno rimarcato il «bisogno che il cessate il fuoco venga rinnovato», «gli ostaggi rilasciati» e che gli «aiuti salvavita arrivino a Gaza» dopo oltre un mese di stop. «Il cibo sta finendo mentre i magazzini fuori Gaza sono pieni di alimenti che marciscono perché non vengono fatti entrare» ha spiegato la commissaria per la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib. Bruxelles ha anche annunciato di essere al lavoro su nuove misure contro i coloni violenti.
A fare pressing sulle istituzioni europee è anche il premier palestinese Mohammad Mustafa, al termine del primo dialogo di alto livello Ue-Palestina, in cui ha sottolineato che «il silenzio accresce l'impunità» e chiesto all'Europa, «non solo sostegno» ma di «tradurre in leadership» la soluzione a due Stati «e contribuire a terminare l'occupazione». L'Idf ha colpito oltre 35 obiettivi nella Striscia, tra cui un sito di produzione di armi e lancio razzi nel centro di Gaza. A Rafah, demolito un tunnel di centinaia di metri, profondo 20.
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