Gas, si mette male. Grano, la soluzione sembra vicina. I due principali fronti economici legati alla guerra in Ucraina ieri hanno conosciuto una giornata di segno assai differente.
Partiamo dal gas, dalle brutte notizie. Ieri Gazprom ha annunciato di non poter garantire il buon funzionamento del gasdotto Nord Stream: «Gazprom non è in possesso di alcun documento che indichi che Siemens è in grado di portare la turbina a gas per la stazione di compressione di Portovaya fuori dal Canada, dove è in riparazione. In queste circostanze non è possibile garantire il funzionamento sicuro della stazione di compressione di Portovaya, che è una struttura fondamentale per il gasdotto Nord Stream». Una notizia che gela l'Europa e in particolare Berlino, che giorni fa aveva salutato con esultanza la decisione di Ottawa di sbloccare la consegna della turbina che dovrebbe essere installata dalla Siemens, ritenuta fondamentale da Mosca per il funzionamento di Nord Stream. Dall'11 luglio Nord Stream è sottoposto a lavori di manutenzione che dovrebbero durare dieci giorni ma in Europa si teme che alla fine di questo periodo Mosca non tornerà alla normalità, chiudendo i rubinetti del gas come scelta politica. L'Ue ha peraltro precisato che le tecnologie legate al trasporto del gas non sono oggetto di sanzioni facendo infuriare il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky secondo cui «la decisione sull'eccezione alle sanzioni sarà percepita a Mosca esclusivamente come una manifestazione di debolezza. Questa è la loro logica».
Ieri sono filtrate anche alcune lineeguida del piano «Risparmiare gas per un inverno sicuro» che darà presentata dalla commissione europea il 20 luglio. Da ottobre a marzo saranno incoraggiate fonti di calore alternative per il riscaldamento e lanciate «campagne di risparmio di gas mirate alle famiglie per l'abbassamento del termostato di un grado». Sarà anche imposta «laddove tecnicamente fattibile e applicabile, la riduzione del riscaldamento di edifici pubblici, uffici, edifici commerciali (in particolare grandi edifici) a 19 gradi».
La battaglia del grano, almeno quella, sembra invece avviarsi a una conclusione felice. Ieri a Istanbul si sono tenuti dei colloqui tra le delegazioni russe, ucraine, turche e dell'Onu, che pare abbiano avvicinato le parti a un accordo. Al termine del round, durato circa un'ora e mezzo e svoltosi al padiglione Kalender della metropoli turca, Mosca e Kiev hanno detto sì alla creazione di un centro di coordinamento sui corridoi per l'esportazione di grano dall'Ucraina. Lo ha affermato il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, secondo cui «nelle prossime settimane delegazioni di Ucraina e Russia si vedranno di nuovo in Turchia, saranno esaminati tutti i dettagli e firmato il lavoro fatto».
Un passo avanti deciso, che era stato anticipato dal ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, che era sembrato insolitamente ottimista alla vigilia del vertice sul Bosforo: «Siamo a due passi dagli accordi con la Russia, bisognerà risolvere la questione della sicurezza legata alla posizione di Mosca da cui ora tutto dipende», aveva detto in un'intervista al quotidiano spagnolo El Pais. Da quanto filtra dal Cremlino, la Russia avrebbe dettato fondamentalmente una condizione: che ci sia la possibilità di un controllo delle navi e di ispezioni per escludere il contrabbando di armi, come ha ricordato ieri il direttore del Dipartimento per le Organizzazioni Internazionali del Ministero degli Esteri russo Pyotr Ilyichev. «Abbiamo ripetutamente confermato a tutti i livelli, anche in pubblico, che siamo pronti ad assistere la navigazione di navi commerciali straniere per il trasporto di grano ucraino - ha detto Ilyichev in un'intervista a Interfax -. La Russia non ha ostacolato e non ostacola il trasporto di grano ucraino via mare».
La questione del grano è molto importante. L'Ucraina è (dati della Fao relativi al 2020) l'ottavo produttore di grano al mondo, il terzo in Europa. Attualmente ci sono almeno 35 milioni di tonnellate di grano ucraino bloccate nei porti del Mar Nero, pari a circa il 5 per cento dell'intera produzione mondiale annua. Si capisce quindi quali conseguenze disastrose sulla crisi alimentare in alcune aree del mondo potrebbe avere far marcire il grano ucraino pronto a partire.
Attualmente l'Ucraina riesce a esportare meno di un terzo della domanda del suo grano e solo grazie al canale Bystre che collega l'Ucraina al Danubio. Ci sono 16 navi mercantili che operano al momento per far viaggiare il grano ucraino.
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