Un salvacondotto per uscire del tutto dal processo. Una mossa che rischia di provocare sconcerto e sbigottimento in una città ferita come Genova. Il processo per il crollo del Ponte Morandi entra oggi nel vivo e in aula gli agguerriti avvocati di Aspi, Autostrade per l'Italia, e Spea, la società che si occupava della manutenzione dell'infrastruttura, giocheranno le carte di sottili questioni giuridiche per chiudere fuori dalla loro porta le parti civili e bloccare sul nascere le richieste di risarcimenti milionari.
Gli imputati sono 59, a cominciare dall'ex dominus di Aspi e Atlantia Giovanni Castellucci, ma c'è, anzi c'era un imputato virtuale, appunto Aspi, chiamata in causa in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Nei mesi scorsi la società - e con lei pure Spea - ha patteggiato, versando una cifra vicina ai 30 milioni di euro, più di quanto sarebbe costato rimettere in sesto le famigerate pile 9 e 10 del ponte venuto giù il 14 agosto di quattro anni fa.
Qui la questione si fa scivolosa e complessa perché le vittime, le famiglie dei 43 morti e centinaia di soggetti in qualche modo danneggiati da questa tragedia, sono sul piede di guerra. Autostrade per l'Italia è il simbolo di una gestione sventurata e sciagurata e nessuno a Genova può accettare l'idea che la società tolga il disturbo, sia pure dopo aver concordato con il pm un obolo così corposo.
Chi darà giustizia a coloro che hanno perduto madri, padri, fratelli e hanno visto Genova e la Liguria tagliate in due? Ci sono molte imprese e attività economiche che da questo scempio hanno ricevuto un colpo durissimo ed è chiaro che per Genova il bye bye di Aspi, per quanto perfettamente legale, sarebbe uno shock.
Sarebbe, perché quello che abbiamo spiegato è solo metà del problema o se si vuole l'antefatto: Aspi ha patteggiato le proprie responsabilità parapenali, ma resta con un piede nel dibattimento, come responsabile civile, in qualche modo colpevole per le malefatte compiute dai suoi dirigenti e tecnici. Oggi proverà quindi a sfilarsi anche sotto quell'aspetto. Gli avvocati sosterranno le loro ragioni con una trattazione tutta tecnica: Aspi e Spea non hanno partecipato come responsabili civili ad alcuni atti processuali, in particolare gli incidenti probatori, quindi si chiamano fuori.
Ecco il salvacondotto: la richiesta di una via d'uscita o comunque almeno l'esclusione di tutte le parti civili anche sotto questo profilo. Oggi si prevede un'aula affollatissima: sono moltissime le parti civili ammesse, molte altre sono in coda per ottenere un riconoscimento.
L'imputato virtuale numero uno potrebbe però sfuggire ai radar di chi chiede un ristoro. Appunto un piccolo esercito di genitori, parenti, commercianti, imprenditori, associazioni, enti e via elencando una pluralità di situazioni e sigle, alcune segnate in profondità dalla sciagura, altre spinte da motivazioni francamente deboli se non fumose.
Si vedrà quel che deciderà la corte in un dibattimento monstre, in bilico fra sofisticate disquisizioni giurisprudenziali ed emozioni incontrollabili.
Certo se Aspi, che intanto non è più nell'orbita dei Benetton, dovesse vincere questa mano, le parti civili potranno sempre rivalersi sui 59 imputati. Ma sarà tutto più difficile. Altro dolore per una città che ha già sofferto troppo.
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