Il giallo dei falsi rifugiati pakistani

"Veniamo dai territori di guerra". Ma ignorano dove sia il loro Paese

Il giallo dei falsi rifugiati pakistani

Udine - Tutti simpatizzanti del partito fondato da Zulfiqar Ali Bhutto. Impiccato. Tutti innamorati della figlia Benazir Bhutto. Assassinata nel 2007. Peccato però che, alla prova dei fatti, moltissimi non sappiano mettere in relazione questi nomi con il PPP, ovvero il Partito Popolare Pakistano, Pakistan Peoples Party, a cui proprio il riverito Ali aveva dato vita e per il quale perse la vita.

Questionari alla mano, moltissimi dei presunti pakistani richiedenti asilo che finiscono ospitati alla caserma Cavarzerani (Udine) prima di iniziare il tour fra hotel e poi appartamenti gestiti da onlus e Caritas, non hanno alba della geografia politica del dissenso. Quando le forze investigative, infatti, avevano tempo fa somministrato in Friuli dei test conoscitivi per valutare la reale dichiarata persecuzione per motivi politici, è venuto fuori il teatrino degli assurdi. Come, appunto, il non sapere minimamente che cosa sia il Partito fondato dalla dinasty Bhutto. Fonti investigative locali propendono per una spiegazione: questi presunti perseguitati politici in Pakistan, e/o perseguitati in considerazione di rivalità interreligiose subite, arrivano qui già indottrinati con la versione ufficiale da sciorinare a chi, superficialmente, compila le domande. La parola magica che dovrebbe aprire le porte ruota attorno all'apriti sesamo Bhutto. Ma se si cerca di approfondire la conoscenza politica, si mette presto a nudo la verità: la (finta) persecuzione viene preparata a tavolino. Arrivano qui con la lezioncina già imparata a memoria. A conferma che esiste una disegno dietro questi arrivi. Che strano poi che siano persino dei pakistani di tradizione sunnita a dichiararsi pro politica di Bhutto che, notoriamente, è sciita, anzi la bandiera del Pakistan Peoples Party riporta i colori tradizionali dell'Islam sciita, ovvero nero-rosso-verde, ma questo dettaglio, spesso, i perseguitati sciiti filo-bhuttiani sunniti, l'hanno dimenticato.

Stranamente poi gran parte dei richiedenti protezione umanitaria perseguitati per la loro vicinanza a gruppi etnici religiosi minoritari, nell'ambito di una rivalità che anche in Pakistan contrappone sunniti (che costituiscono circa l'80 per cento della popolazione) e sciiti, confessano, a microfoni spenti, di voler ritornare nel loro Paese, anzi, alle volte, di 'dover' ritornare per coronare il matrimonio combinato dalla famiglia.

Ma allora, è il quesito spontaneo, che razza di perseguitati sono? A tempo? Le Commissioni preposte per analizzare i casi dei richiedenti rifugio politico per il Friuli Venezia Giulia la sede è Gorizia dovrebbero automaticamente scartare le richieste di chi, in qualche modo, ha confessato a qualcuno che prima o poi tornerà nel suo paese d'origine, incrinando la ragione stessa della domanda di asilo.

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