Se proprio si vuole parlare dei propri ex (ma la scelta, sia chiaro, è profondamente sconsigliata), allora il discorso andrebbe preso per un altro lembo. All'esatto opposto di quello per cui lo ha afferrato il giornalista Massimo Giletti disquisendo, nel corso di un'intervista sul Corriere della Sera, della sua ex Alessandra Moretti, europarlamentare per il Partito Democratico. Chissà cosa gli è venuto in mente di catapultarla fuori dal suo oblio sentimentale e di recensirla in quel modo.
Dopo anni per di più (sono stati assieme dal 2013 al 2015) e dopo che lei è andata avanti mille miglia (ex marito, figli, carriera politica...). Ieri, mentre se ne stava tranquillamente nella sua vita di adesso, deve aver preso in mano il quotidiano e letto le parole del suo ex: «Alessandra Moretti? È ancora innamorata di me, forse in parte anche io». Non sfuggirà la doppia ineleganza. Prima di tutto perché in maniera completamente arbitraria sostiene pubblicamente che la Moretti è ancora innamorata di lui e, anche se glielo avesse confessato lei stessa al telefono la sera prima (e così non è stato) è una cosa che non si fa. Secondo perché, dopo aver gettato i presunti (da lui) sentimenti della donna al pubblico ludibrio, fa anche la parte di quello che non ricambia del tutto. Basterebbe, ma a lui evidentemente non basta averla descritta sola e con un cuore pieno di elemosine e quindi insiste: «So che non ci perderemo mai. Per lei provo un sentimento di affetto che mi lega molto... È una donna che nella vita ha lottato, ha cresciuto i figli praticamente da sola». Ed è qui che raggiunge il punto di non ritorno, perché è esattamente leggendo queste parole che si riferiscono ai suoi equilibri famigliari e coinvolgono i suoi figli che la Moretti ha deciso, oltre che di smentire, di denunciare Giletti: «Non tollero intromissioni nella mia vita privata e deploro il fatto che i miei figli, che hanno sempre avuto una madre e un padre presenti, vengano coinvolti e citati in simili contesti giornalistici. Mi riservo di tutelare nelle sedi opportune me e la mia famiglia. Denuncerò come faccio ogni volta che ho subìto insulti e violenze ma in questo caso lo faccio per tutelare i miei figli che non possono essere sbattuti sul giornale invadendo la loro sfera privata». E aggiunge categorica: «Esistono molti modi di fare violenza a una donna. Lo sappiamo tutte perché tutte ci siamo passate. Non c'è soltanto la violenza più evidente, quella fisica che deve portare le donne a denunciare al primo schiaffo senza alcun cedimento; ci sono violenze spesso più subdole, manipolatorie. Quelle che sanno di gogna, che tentano di screditare o infangare il nome di una donna, tanto per cominciare facendo il suo nome, esponendolo in pubblico, tentando di isolare quel nome con le bugie, mettendo in piazza le sue vicende personali. Puntare il dito contro una donna per accendere un faro su di lei, sulla sua vita privata e famigliare, senza alcun rispetto dei sentimenti e delle sensibilità delle persone coinvolte, come ha fatto Massimo Giletti con la sottoscritta, è una forma di violenza intollerabile».
In serata arrivano le scuse pubbliche del giornalista: «Chiedo scusa ad Alessandra e alla sua famiglia se si sono sentiti offesi dalle mie parole.
Parlavo di amore inteso come affetto sincero tra esseri umani e non di relazione o di altro tipo di sentimento vista la grande stima che nutro da sempre per lei come donna e come madre». Chissà se l'ammenda basterà a non scalfire quella granitica convinzione «noi non ci perderemo mai» che Giletti ha affidato al Corriere, assieme a qualche altra uscita infelice.
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