"Da Giorgia una lezione alle femministe. Le donne dem sono ancora succubi"

"Si è fatta strada da sola, senza essere cooptata dai capicorrente"

"Da Giorgia una lezione alle femministe. Le donne dem sono ancora succubi"

«È un'immagine sconvolgente». La giornalista e scrittrice femminista Marina Terragni non nasconde l'emozione provata nel vedere Giorgia Meloni sulla poltrona di presidente del Consiglio.

Come giudica il suo discorso alla Camera?

«È stato un discorso molto politico. Ha dato l'idea di avere un orizzonte preciso. Ho apprezzato il suo pantheon femminile di donne che non si sono arrese al loro destino. Nel botta e risposta con la Serracchiani, la Meloni ha chiarito che vuole dare rilievo alla questione della maternità. Spero ci riesca».

Debora Serracchiani ha fatto una figuraccia?

«Sì, e persino terribile. Non so cosa le sei venuto in mente. Credo che abbia creato imbarazzo anche tra le donne del suo partito. È stato un segnale di sbandamento e di incapacità di elaborare l'orizzonte dell'opposizione. Non si vede ancora niente, se non i diritti Lgbtq, la cannabis e questo refrain sull'aborto che mi sembra sia stato tirato a sufficienza».

Teme che Giorgia Meloni possa toccare la 194?

«Sull'aborto, la Meloni ha ribadito più volte che non intende toccare la legge 194 e, quindi, le rassicurazioni mi sembrano sufficienti».

E la battaglia linguistica della Boldrini?

«Anch'io avrei apprezzato che avesse scelto di definirsi la presidente del Consiglio, però, non ne faccio una tragedia. La Meloni, d'altronde, non si è mai qualificata come femminista e, quindi, questa battaglia non mi sembra né una priorità né un dramma».

Polverini, Casellati, Meloni. Perché le donne di destra hanno così successo?

«Capisco che si mettano insieme queste figure perché vengono tutte da destra, ma con la Meloni c'è proprio un salto di qualità. Lei è una leader a tutti gli effetti, le altre no. Si è fatta le ossa vincendo la contesa con gli uomini del suo partito. Non è stata cooptata da nessuno, è stata solo incaricata per un ruolo da ministro».

Perché le donne di sinistra non hanno mai raggiunto certe vette?

«Le donne di sinistra sono rimaste in trappola perché si sono messe in una condizione di debito nei confronti del loro mentore uomo. Non potevano, quindi, dare l'assalto al cielo.

Rosy Bindi, per esempio, rinunciò a questa opportunità per via del suo legame con Bersani. Quando dipendi dai capicorrente uomini anche solo per essere ricandidata, succede questo. Spero che le donne del Pd abbiano capito la lezione».

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