«A li della libertà» è il nome dell'operazione che dovrebbe fare tornare a casa tutti i 98 ostaggi israeliani ancora a Gaza, vivi o morti. Domani alle 12.15 entrerà in vigore la tregua, salvo bastoni fra le ruote dell'ultima ora. Alle 16 verranno rilasciati i primi sequestrati, tre donne, probabilmente civili. Poi toccherebbe a 5 giovani ragazze soldato, agli uomini sopra i 50 e alla fine agli infermi. Tutte le donne rilasciate verranno sottoposte al test di gravidanza e attenti esami su eventuali violenze sessuali. Lo scambio avverrà con 95 palestinesi, soprattutto donne e giovani, detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta di 26 maschi al di sotto dei 25 anni (il più giovane ne ha 16) e 69 donne. La più famosa è Khalida Jarrar, membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. I detenuti sono accusasti di reati come sostegno al terrorismo, tentato omicidio, lancio di molotov, incitamento e vandalismo.
Nella prima fase, che durerà 42 giorni, saranno liberati 33 ostaggi in cambio di 1700 palestinesi. I nomi dei 33 israeliani sono stati resi noti, ma non la sequenza delle liberazioni. Hamas renderà note le generalità degli ostaggi il giorno dello scambio.
Liberati i primi, verranno rilasciati altri 4 ostaggi, una settimana dopo e altri tre ogni sette giorni. Alla sesta settimana torneranno a casa 14 ostaggi. Se la tregua reggerà si passerà alla fase 2 con la restituzione dei 65 ostaggi rimanenti. Diversi saranno solo cadaveri e i soldati verranno probabilmente consegnati con le salme nella fase 3, quella finale, che dovrebbe portare a «un cessate il fuoco permanente», con il completo ritiro dell'esercito israeliano.
Nel testo dell'accordo sul primo gruppo si specifica che «i 9 malati e feriti, inclusi nell'elenco dei 33, saranno rilasciati in cambio della liberazione di 110 prigionieri palestinesi condannati all'ergastolo». Gli uomini al di sopra dei 50 anni, sempre della prima lista, verranno scambiati, ognuno con 3 ergastolani palestinesi e altri 27 che hanno sulle spalle pene minori. In cambio di Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, malati di mente sequestrati a Gaza dal 2014, saranno liberati 60 palestinesi oltre a 47 arrestati nuovamente dopo l'accordo per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit nel 2011. Nella prima fase lo stato ebraico libererà un migliaio di prigionieri di Gaza detenuti dall'8 ottobre 2023, ma nessuno coinvolto nell'attacco stragista del giorno prima. Un numero non specificato «di palestinesi sarà rilasciato all'estero». In più verranno liberati circa «700 terroristi di cui 250-300 stanno scontando l'ergastolo» scrive il Times of Israel, ma non ci sarebbe il famoso leader Marwan Barghouti.
La consegna degli ostaggi avverrà tramite la Croce rossa internazionale, probabilmente al valico di Rafah. Gli israeliani scorteranno i palestinesi liberati, di volta in volta, da due carceri, vicino a Gerusalemme e Ashkelon. Il generale Kobi Yakobi, responsabile del sistema penitenziario, ha ordinato di evitare «qualsiasi manifestazione di gioia fino a quando si trovano in Israele». Gli ospedali sono mobilitati per assistere gli ostaggi. Per le donne sarà fatto il test di gravidanza e su malattie trasmesse attraverso rapporti sessuali. Particolare attenzione verrà riservata a controlli e raccolte di prove su torture, maltrattamenti o violenze sessuali. Hagar Mizrah, direttore del ministero della Salute, ha sottolineato che gli ostaggi saranno in condizioni peggiori, dopo 15 mesi di cattività, rispetto ai primi 105 liberati nel novembre 2023.
Oltre ai traumi fisici e psicologici «c'è il rischio che sviluppino la sindrome da rialimentazione - ha spiegato il medico - Si verifica quando gli individui privati del cibo durante la prigionia tentano di compensare consumando carboidrati che potrebbero provocare gravi danni».
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