«Casa, casa... come si chiama?». Casa Pound, presidente La Russa. «Ah, già. Bene, io ho una posizione di assoluta e totale condanna. Certo, ci vuole un modo più attento di fare incursioni, legittime, da parte della stampa, e non credo che il giornalista passasse di lì per caso, non si è dichiarato. Ma Andrea Joly ha la mia solidarietà, non si può minimamente giustificare l'azione violenta».
Quanto a mettere fuori legge il movimento, insomma, «gli organi preposti vedranno se ci sono gli estremi, però non credo che un singolo episodio basti». Il tono è leggero, ma sono parole che provocano un'altra bufera. «Il diritto di cronaca non può mai essere represso, al di là delle modalità», dice Stefano Patuanelli, capogruppo M5s a Palazzo Madama. E il Pd Marco Meloni: «Ora si capisce perché si rifiutano di sciogliere Casa Pound».
Fascismo e post fascismo, non se ne esce. Alla cerimonia del Ventaglio, ricevendo la stampa parlamentare, Ignazio La Russa vorrebbe forse parlare di politica, di premierato e Ue, poi fatalmente si finisce sempre sullo stesso argomento. Al Corriere il presidente del Senato ha dichiarato di aver smesso di sentirsi fascista nel 1995, con la svolta di Fiuggi, ma che già a 18 anni aveva scoperto l'orrore delle leggi razziali e che da tempo è amico del presidente della comunità ebraica di Milano. Il partito ha compiuto «un percorso non facile e non indolore», per questo condanna chi tra i militanti di Gioventù Nazionale fa il saluto romano. «Gesti sbagliati e dannosi». E adesso, nello scambio di auguri a Palazzo Madama, rassicura Liliana Segre. «L'Italia non nutrirà mai più sentimenti del genere. Ho un ottimo rapporto con lei. Se per assurdo sarà necessario, offrirò il mio petto per difenderla». A proposito di busti, quello di Mussolini. «L'ho ereditato da mio padre e dato a mia sorella. È l'opera più menzionata a livello mondiale. Quando, tra poco, arriveremo a 250 mila citazioni, terrò una conferenza stampa».
La quale stampa, sostiene La Russa, fa comunque il suo lavoro. E non ci sono pericoli di concentrazioni eccessive. «Se si ritiene che i giornali di Angelucci messi insieme abbiano il dominio dell'informazione, c'è bisogno di rafforzare la conoscenza. Non mi pare infatti che Angelucci condizioni la comunicazione più, ad esempio, del mio amico Urbano Cairo che possiede Corriere della Sera e La 7».
Poi, la politica. Il referendum sul premierato è «scontato» e per la legge elettorale si vedrà al momento opportuno.
Il no a Ursula? «Di notte dormo con una maglietta su cui c'è scritto nè con il Pd nè con M5s. Ho apprezzato la decisione, perché i rapporti sono comunque salvi». E Salvini e Tajani in lite continua? «Mi fido di loro, non metteranno in discussione il governo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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