«Oggi il nostro messaggio al Brasile è di speranza e di ricostruzione. Se siamo qui oggi è grazie alla coscienza democratica della nostra società». Con queste parole Luiz Inácio Lula da Silva, 77 anni, si è insediato ieri come 39º presidente del Brasile. Il suo terzo mandato dopo i due di fila dal 2003 al 2010. Nella storia del paese del samba è ora lui il presidente, dopo Getúlio Vargas morto suicida nel 1954, che starà più tempo al potere, mentre per il suo Partito dei Lavoratori (PT), si tratta del quinto mandato, compreso il secondo di Dilma Rousseff, conclusosi con l'impeachment nel 2016.
Lula ha attaccato Jair Bolsonaro nel suo discorso davanti al Parlamento. «Mai in passato si erano distorte tante risorse statali intorno a un progetto di potere autoritario», ripetendo poi il mantra del suo governo di transizione, ovvero che la situazione del paese che il suo predecessore lascia sarebbe «desolante», nonostante i dati economici molto positivi come l'avanzo primario di 6 miliardi di euro nel 2022 (non accadeva da 10 anni). «Di fronte alla terribile violenza (gli omicidi nel paese del samba sono diminuiti del 30% negli ultimi 4 anni, ndr), mi impegno a ricostruire un Brasile per tutte e per tutti: la ruota dell'economia girerà di nuovo», ha assicurato.
Nel suo primo discorso da presidente ai brasiliani, Lula ha poi citato tutte le questioni che il suo governo vuole affrontare: la lotta contro la fame, i diritti umani, il ritorno ad un'Amazzonia sostenibile, il diritto alla salute pubblica, l'abrogazione del tetto di spesa pubblica e i decreti di Bolsonaro che facilitano l'accesso alle armi. Inoltre ha promesso l'applicazione di nuovi meccanismi di trasparenza. Il presidente ha affermato che il Brasile deve ritornare «in prima linea nell'economia mondiale». Come? «Corrisponderà allo stato articolare la transizione digitale e portare l'industria brasiliana nel 21° secolo, con una politica che sostenga l'innovazione, incoraggi la cooperazione pubblico-privata e rafforzi la scienza».
Lula era stato eletto lo scorso 30 ottobre con il 50,9 % dei voti validi contro il 49,1% di Bolsonaro, una differenza di appena 2,1 milioni di voti, meno del 2% di quelli validi. La minore differenza per un presidente eletto dal ritorno della democrazia, a dimostrare il clima di polarizzazione politica che oggi si respira nel paese. Secondo l'ultimo sondaggio Datafolha, oggi il 51% dei brasiliani ritiene che in questo suo nuovo mandato Lula farà meglio di Bolsonaro, una cifra che non supera però quella degli elettori che al secondo turno lo avevano votato, ad indicare come le aspettative della popolazione brasiliana siano basse rispetto alla media storica. All'inizio del suo primo mandato nel 2003, infatti, la percentuale di chi si aspettava un buon governo da Lula era del 76%.
Assente il dittatore del Venezuela Maduro, ieri erano presenti tutti gli altri leader sudamericani ed i maggiori rappresentanti di quel mondo multipolare protagonista della politica estera di Lula anche nei suoi due precedenti mandati. Sul palco anche una delegazione iraniana guidata da Mohammad Bagher Ghalibaf, presidente del Parlamento Iraniano ed ex comandante della forza aerea delle Guardie Rivoluzionarie.
In serata un concerto ha concluso la cerimonia dell'investitura di Lula, blindata da oltre 8000 poliziotti, 350 snipers, elicotteri e droni. Un sospetto attentatore è stato arrestato ma, alla fine, la violenza temuta alla vigilia non si è vista.
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