La rappresentazione di un presidente del Consiglio assediato dalla seconda ondata di Coronavirus sta anche in un annuncio clamoroso, eppure affrettato. Probabilmente falso. «A dicembre potrebbero arrivare le prime dosi del vaccino», ha detto Giuseppe Conte domenica sera presentando l'ennesimo Dpcm, quello sulle chiusure anticipate di bar e ristoranti alle 18, con una buona dose di ottimismo. O forse di avventatezza. Di fronte a una pandemia che corre, con l'Italia nel caos, per la comunicazione di Palazzo Chigi c'era comunque la necessità di indorare la pillola con una buona notizia. Quel «Natale sereno» anche grazie all'arrivo del vaccino. Dopo la fuga in avanti, in tanti hanno avanzato perplessità per una tempistica dubbia. E adesso arriva la certificazione dell'ingannevolezza dello spot andato in onda durante la conferenza stampa. Parla Guido Rasi, direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco. In un'intervista a Repubblica smentisce Conte. Allora, a dicembre arriveranno le prime dosi? «È tecnicamente ancora possibile, ma è estremamente difficile se non improbabile», risponde il numero uno dell'Ema, agenzia con sede ad Amsterdam che avrà il compito di commercializzare l'antidoto al Covid in tutta Europa. Mancano ancora «i dati clinici delle sperimentazioni e praticamente siamo a novembre», spiega Rasi stroncando l'entusiasmo del premier. Bisogna spostare le lancette dell'ottimismo di qualche mese più avanti. Secondo Rasi le prime dosi, solo per le «categorie a rischio», potrebbero arrivare tra gennaio e febbraio 2021. Un barlume di serenità è atteso alle soglie dell'estate dell'anno prossimo: «Entro l'estate inizieremo ad avere abbastanza vaccinati per vedere gli effetti sulla pandemia». L'effetto placebo del messaggio di Palazzo Chigi svanisce con i fatti. I vaccini in fase avanzata di sperimentazione sono tre, spiega ancora Rasi, «Moderna, AstraZeneca e Pfizer». Ma quando torneremo alla normalità? «Bisognerà aspettare la fine del 2021».
Anche l'Agenzia italiana del farmaco smorza la foga di Conte. Nicola Magrini, direttore dell'Aifa, in un'intervista a Radio24 suona lo stesso spartito di Rasi dell'Ema. Il vaccino «si potrebbe avere in uso clinico, cioè a disposizione dei soggetti a rischio, a gennaio-febbraio». Continua Magrini: «Ci sono 6 vaccini in fase di sviluppo clinico, avremo i dati degli studi clinici tra fine anno e inizio dell'anno prossimo di tre vaccini che viaggiano insieme come prima velocità e ulteriori tre nel primo semestre del prossimo anno, una situazione di rapida evoluzione che però non può saltare i passi naturali di valutazione». Quindi tocca aspettare, la serenità del prossimo Natale non dipenderà dall'arrivo del vaccino. Lo ribadisce il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. «Lo sviluppo di un vaccino contro la Covid-19 efficace e sicuro richiederà tempo», dice von der Leyen nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo piano di coordinamento Ue per il contrasto della seconda ondata di Coronavirus. Von der Leyen precisa che non sarà la «soluzione miracolosa che cambia tutto da un giorno all'altro». Un vaccino sarebbe «la luce in fondo al tunnel, ma ci vorranno diversi passaggi prima che riusciamo a vedere la luce piena».
Ed ecco i tempi, che portano alla prossima primavera: «L'Ue potrà contare dalle 20 alle 50 milioni di dosi di vaccino al mese a partire da aprile», prosegue il presidente della Commissione Europea. Sarà una speranza di Pasqua, più che un pacco di Natale.
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