«È nostra fermissima intenzione, anche dopo i doverosi consulti con le parti interessate quindi soprattutto la magistratura, l'avvocatura e il mondo accademico, portare a compimento la riforma della giustizia». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio mette sul tavolo intercettazioni, custodia cautelare, reati contro la pubblica amministrazione e la segretezza dell'informazione di garanzia e soprattutto le modifiche al Csm e la separazione delle carriere in magistratura. L'Anm da giorni minaccia sfracelli e scioperi, che però dividono la stessa magistratura. Sui meccanismi di sorteggio per l'elezione dei togati del Csm ieri il presidente e il segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia e Salvatore Casciaro, durante un'audizione in commissione Giustizia al Senato, hanno manifestato tutta la loro contrarietà a qualsiasi riforma. «Nell'Anm solo quattro magistrati su 36 sostengono il sorteggio», dicono i vertici del sindacato delle toghe. Ma durante il question time alla Camera il Guardasigilli ha avvertito le toghe più barricadere: «Le leggi che fanno parte del programma vengono discusse e approvate in Parlamento, i contributi sono tutti utili, tutti degni di essere ascoltati, ma nessuno può condizionare quella che è la volontà sovrana, la maggioranza espressa dal popolo», ribadisce l'ex magistrato, che annuncia anche un numero cospicuo di «20.500 assunzioni». «È un'azione concreta verso la velocizzazione delle procedure per lo snellimento della burocrazia che è, tra gli altri, un punto fermo del ministro», commenta con soddisfazione la deputata FdI Marina Marchetto Aliprandi.
Il pacchetto dovrebbe andare la prossima settimana sul tavolo del Consiglio dei ministri. Si tratterà di un unico decreto legg, fanno sapere ambienti vicini a Via Arenula.
Intanto slitta l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, e la maggioranza va in tilt. Ieri era atteso l'ok al testo base in commissione Giustizia alla Camera. Un po' a sorpresa dalla Lega è arrivato uno stop firmato Giulia Bongiorno, visto che nei giorni scorsi la decisione di andare avanti era stata assunta da capigruppo della maggioranza, senza sbavature, e proprio dopo un colloquio tra la Bongiorno e lo stesso Nordio sul tema. A chiedere il rinvio del voto sul testo base è stato il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (che poco prima aveva chiesto una sospensione dei lavori). «Saggiamente», dicono ambienti azzurri, che ridimensionano l'accaduto, visto che il rinvio ufficialmente è stato proposto per un concomitante impegno. Alla fine potrebbe rimanere solo il testo dell'azzurro Pietro Pittalis, con le firme dei partiti favorevoli all'abrogazione del reato, mentre gli altri testi saranno ritirati. «Ma il testo va calendarizzato e incardinato comunque entro oggi», dicono da Forza Italia, comunque infastidita per un «incomprensibile dispetto» su una delle battaglie storiche degli azzurri.
«La maggioranza è in confusione», commenta Enrico Costa, vicesegretario e deputato di Azione e componente della commissione Giustizia, pronto comunque a votare per l'abrogazione: «Possibile che la Lega non accetti l'abrogazione secca di un reato per il quale una valanga di sindaci sono stati indagati, infangati e, solo dopo anni, assolti?», rilancia. L'opposizione gongola: «Governo e maggioranza hanno palesato un evidente stato confusionale», accusano Pd e 5 stelle.
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