«Altro che Cura Italia, il piano del governo dovrebbe chiamarsi Ammazza imprese. Se non saranno adottati dei provvedimenti urgenti, io porterò i libri in tribunale e ai miei dipendenti dirò di mandare le bollette al premier Conte».
È molto arrabbiato Piero Sassone, imprenditore piemontese con ristoranti in Italia e a Londra e una scuola di alta cucina, - l'Italian Culinary Institute for Foreigners ICIF, con sede nel castello di Costigliole d'Asti in Piemonte - sui cui fornelli hanno imparato a cucinare il «Made in Italy» alcuni dei più grandi chef stellati, mentre racconta la sua situazione di imprenditore. «No guardi non sono arrabbiato, non più - precisa Sassone -. Io sono già oltre, perché in questi mesi di emergenza sanitaria per la pandemia da Coronavirus, ho capito che l'obiettivo dei nostri politici è quello di uccidere la libera impresa e impoverire gli italiani».
Mi pare eccessivamente catastrofico.
«È la realtà. Per i miei 15 dipendenti dell'ICIF, l'Inps solo a fine maggio ha erogato in un'unica soluzione le mensilità di marzo e aprile, con un ritardo che è pesato sui bilanci familiari. Dalle banche non abbiamo risposte e con il divieto di licenziare - ma anche la ferma volontà a non volerlo fare -, come possiamo andare avanti? La cassa integrazione è finita, forse potremo usufruirne nuovamente a settembre ma il premier Conte sa che i miei dipendenti mangiano e pagano le bollette anche nei mesi di giugno, luglio e agosto? Suggerisco al governo di non perdere tempo a cercare i fondi per settembre: per quel mese io sarò fallito e dubito che i miei dipendenti potranno ancora contare su delle risorse economiche per condurre una vita dignitosa. A settembre saremo tutti alla Caritas».
Tra pochi giorni riapriranno le frontiere, dovremmo tornare alla quasi normalità, la sua scuola di alta cucina non potrà avere altri studenti?
«La maggior parte dei nostri clienti proviene dall'estero, specialmente da America Latina ed Asia, l'attivazione dei corsi va programmata in anticipo di diversi mesi e per ora non sappiamo neppure se, come scuola privata, il governo ci farà aprire a settembre».
Lei ha attività commerciali anche a Londra, il governo come ha aiutato gli imprenditori?
«Senza domande o strani cavilli burocratici, abbiamo ricevuto 25mila euro per ogni negozio, sono state azzerate le tasse locali per un anno, abbiamo ottenuto il rimborso dell'80% degli stipendi entro cinque giorni
dalla presentazione delle buste paga con accredito sul conto dell'azienda. Il tutto mandando semplicemente una e-mail. Il governo italiano pare non voler capire che all'imprenditoria italiana serve liquidità e serve subito».
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