Draghi e Conte, due mondi differenti. Non solo perché il primo è sempre puntualissimo agli appuntamenti (anzi di solito arriva in anticipo) mentre il secondo era un ritardatario cronico, tanto da essersi guadagnato il soprannome di «levantino», ma soprattutto perché l'avvocato del popolo, guidato dall'esasperato Casalino era un social dipendente, mentre l'ex numero uno della Bce non ha neppure profili su Twitter o Facebook. Sobrietà è la parola chiave: i ministri tecnici non hanno ancora aperto un profilo social. E non è sicuro neppure che lo facciano o preferiscano, invece, affidarsi alle più tradizionali note stampe (in perfetto stile anni '80-'90). Nel corso del suo primo Consiglio dei ministri, il presidente è stato chiaro: si parla solo quando c'è qualcosa da dire, altrimenti si tace.
Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend e docente di mass media e politica all'Università di Bologna è convinto che questo possa essere un rischio per Draghi ma pure che un periodo di disintossicazione serviva alla politica italiana.
Direttore, che idea si è fatto?
«Dopo una stagione iper-personalizzata e iper-comunicativa del Conte I e II passiamo ad una stagione molto più misurata. Forse ce n'era anche bisogno. Mi aspetto che la comunicazione digitale di questo governo si svolga più sui canali ministeriali o della presidenza del Consiglio il che consentirà di far arrivare informazioni al pubblico senza quell'elemento personale al quale siamo stati abituati».
Non vede alcun problema?
«L'unico problema potrebbero averlo i media, abituati a ricevere informazioni e contenuti continui da tutte le parti e con ogni mezzo. I media hanno necessità continua di parole da parte dei leader e questa componente probabilmente verrà a mancare in futuro. Anche la formazione del governo ha spiazzato molti media che non avevano granché materiale».
Quindi è anche un male questa linea a-social?
«Secondo me è un rischio soprattutto per Draghi in quanto se lui non si esporrà sui social non potrà impedire ai propri ministri o leader politici di farlo. Pertanto, mi aspetto che appena ci sarà una vicenda che dividerà la maggioranza verrà fuori una sorta di liberi tutti nella quale le forze politiche diranno la loro e i ministri pure. L'unico che non si esprimerà sui social sarà proprio Draghi. Una scelta interessante che arriva dopo tanti anni di iper-esposizione dei presidenti del Consiglio ma che comporterà dei rischi».
Tipo?
«Al cittadino elettore arriverà sarà una cacofonia di voci in cui non si sa quale posizione o orientamento ha colui che guida il governo. Un po' di confusione insomma».
E il lato positivo?
«È confortante che ci sia una guida del governo che non insegue la comunicazione a tutti i costi, che non insegue la polemica
spicciola del giorno. Avremo probabilmente un'azione comunicativa che sta molto più all'interno dei contesti istituzionali e una riduzione delle occasioni comunicative al di fuori dello strettamente necessario. E ciò è un bene».
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