"Dal governo nove miliardi alle università. In cantiere una riforma di sistema". Intervista a Anna Maria Bernini

Il ministro dell'Università e della Ricerca: «Abbiamo aumentato le risorse del 21%»

"Dal governo nove miliardi alle università. In cantiere una riforma di sistema". Intervista a Anna Maria Bernini
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Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca, nei mesi scorsi era stato paventato un taglio al Fondo di Finanziamento ordinario per le nostre università di mezzo miliardo. Alla fine lo stanziamento a quanto ammonterà?

«Lo stanziamento di quest'anno ammonta a 9 miliardi, in aumento del 21% rispetto al periodo pre-Covid. Un segnale forte di attenzione del governo nei confronti delle Università e del sistema accademico italiano, che segue una serie di iniziative implementate dal ministero in questi anni. Penso ad esempio ai 290 milioni che hanno finanziato le borse di dottorato e le università del Mezzogiorno, al Fondo per l'Orientamento e le infrastrutture».

Il ministero ha chiesto agli atenei una maggiore attenzione sul fronte delle spese. Esiste un problema di gestione dei fondi?

«Sicuramente è necessario avviare, di concerto con la Crui e con i diversi rettori, una riflessione finalizzata a semplificare, responsabilizzare e premiare i comportamenti virtuosi, promuovendo una gestione delle risorse in linea con le necessità del singolo ateneo. Certamente la crescita dell'organico accademico, i riconoscimenti inflattivi, gli scatti di anzianità e gli automatismi verso l'associatura e l'ordinariato implicano un controllo di lungo termine della spesa per il personale. Va raggiunto in questo senso un nuovo equilibrio a livello di singolo ateneo, attivando una programmazione congiunta e trasversale che eviti inefficienze. Il Mur sarà parte attiva in questo percorso con una proposta propria».

Il meccanismo perequativo è ancora efficace?

«I criteri di ridistribuzione risalgono ormai ad alcuni anni fa e così com'è strutturato ora non risulta più in linea con le nuove sfide ed esigenze degli atenei. Va rivisto e semplificato, così come vanno rivalutati gli attuali indicatori di sostenibilità. Prima della pausa estiva abbiamo mandato una lettera ufficiale ai rettori chiedendo di inviarci entro 90 giorni delle proposte di redistribuzione che tengano conto delle dinamiche del sistema universitario ma soprattutto dell'esigenza di modernizzazione, trasversale ai singoli atenei».

Nello storico degli stanziamenti quelli previsto per il 2025 in quale posizione di classifica si colloca?

«Non credo sia utile stilare classifiche. Come governo abbiamo l'obiettivo strategico di aumentare le risorse destinate alla formazione fornendo agli atenei un orizzonte più lungo per permettere target precisi e una programmazione sostenibile».

Sono passati molti anni dalla riforma Gelmini. State pensando a un nuovo intervento di riforma strutturale?

«Il ministero sta considerando una revisione strutturale delle politiche universitarie per affrontare le nuove sfide, incluso l'impatto delle tecnologie avanzate come l'IA.

L'obiettivo è aggiornare il sistema senza dimenticare il contesto sociale e le esigenze degli atenei, che devono restare competitivi e garantire alta qualità di formazione e ricerca. Un percorso che faremo insieme, studenti, professori e tutto il sistema dell'alta formazione per presentare un disegno organico al Parlamento».

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