Un lunedì di fuoco attende il sempre più fragile governo Conte, dilaniato da liti, polemiche e scontri ormai quotidiani. Questa sera, infatti, il premier i ministri e i capi delegazione dei partiti che lo sostengono si incontreranno attorno a un tavolo a Palazzo Chigi per cercare di ricompattare la sua litigiosa squadra e tentare di rilanciare l’azione dell’esecutivo.
Ma prima ci sarà una prova di non poco conto. Al Senato si vota la prima fiducia sulla legge di Bilancio. Si prevedono tensioni. Si ipotizza, infatti, che Renzi possa prendere la parola per attaccare ancora sul finanziamenti ai partiti, provando a intestarsi i provvedimenti della manovra, ritenuti essere maggiormente positivi.
Conte, come riporta il Corriere della Sera, avrebbe un piano ambizioso: quello di presentare un piano a lungo termine chiamato “Agenda 2023” con i progetti da portare avanti fino alla fine della legislatura. Un modo, questo, forse per guadagnare tempo.
Il Pd, secondo indiscrezioni, sarebbe stanco della situazione e dei continui scontri con gli alleati. Non sarebbe più solo Nicola Zingaretti a non gradire il clima all’interna della maggioranza giallorossa: diversi dirigenti dem di peso, sempre piuttosto prudenti sui rapporti intrecciati con il M5s, avrebbero iniziato a mostrare una certa insofferenza. Addirittura ci sarebbe chi rimpiange la scelta di Conte come premier. “Era meglio mandare a Palazzo Chigi Di Maio, che aveva i numeri per stabilizzare la maggioranza”, avrebbe affermato un dem che frequenta i piani alti del Nazareno.
Proprio il caos che regna nel M5s, con capo politico che ha perso il controllo dei gruppi, è un elemento preoccupante per la tenuta dell’esecutivo. Problemi enormi che Conte vorrebbe risolvere con la riunione per impostare il rilancio.
Inizialmente si ipotizzava che all’ordine del giorno ci sarebbero stati dossier ancora aperti, come Alitalia e Ilva. Non è da escludere che si metterà nero su bianco un crono programma fino al 2023. Fonti della maggioranza, invece, fanno sapere che nel vertice si discuterà solo del tema dell'autonomia e, al netto delle questioni sul tavolo, ''non ci sarà nessun vertice di verifica''.
Un modo per tentare di ricompattare la maggioranza. Ma la situazione non è per nulla semplice. Da una parte ci sono i renziani che continuano a opporsi su ogni provvedimento e a scatenare polemiche. L’ultimo caso in ordine di tempo è il salvataggio della Banca Popolare di Bari. Senza dimenticare che alcuni dem sospettano che Matteo Renzi mediti di innescare la crisi per andare a votare con il Rosatellum, che ha una soglia di sbarramento al 3%, buona anche per un partito come Italia Viva che stenta ad ingranare.
Dall’altro le prese di posizioni di Di Maio e le tensioni nel MoVimento che sono aumentate dopo l’iscita di tre senatori che hanno aderito alla Lega dell’ex alleato Matteo Salvini. Azioni che stanno logorando maggioranza e lo stesso governo. Conte cerca di allentare la tensione ma qualcuno lo avrebbe sentito seminare avvisi tipo: “Se la verifica di governo fallisse, sarei io per primo a prenderne atto e a staccare la spina”. Quanto sia vera la minaccia del premier non si sa.
Anche perché, se attuata, potrebbe segnare un addio alla politica dell’ex avvocato del popolo che in poco tempo è riuscito nell’impresa di essere a capo di un governo M5s-Lega e di un altro di segno opposto formato da M5s,Pd e Leu, da molti definito il più a sinistra della storia d’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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