Il governo supera il test del voto. Ora scatta la "fase 2" con le riforme

L'elettorato conferma la fiducia alla maggioranza e dà un pieno mandato a proseguire l'azione. La "luna di miele" di Giorgia con gli italiani non è finita

Il governo supera il test del voto. Ora scatta la "fase 2" con le riforme
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Va bene il Partito Democratico di Elly Schlein, ma va ancora meglio la maggioranza di governo e va benissimo Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Il partito della premier va addirittura oltre, secondo gli exit poll Rai, il dato delle politiche del 2022. É un exploit. La luna di miele di Giorgia, come la chiamano affettuosamente milioni di cittadini, con l'elettorato non è finita. E anzi si consolida il feeling positivo che non è stato scalfito dalle infinite e furibonde polemiche sollevate dalla sinistra.

Ci sarà tempo oggi, nel corso della giornata, per pesare meglio i risultati ma la tendenza è chiara: se le Europee sono le nostre elezioni di midterm, allora l'esame é stato superato. E pure con una certa disinvoltura. Nessun segnale di logoramento, almeno per il principale partner della coalizione, e dunque un pieno mandato a proseguire nell'azione riformatrice intrapresa in questi mesi.

Giorgia Meloni ha sempre detto che lei si sarebbe misurata sul traguardo della legislatura, dopo cinque anni, ma intanto alcuni grandi temi sono entrati nell'agenda dell'esecutivo e del parlamento. In particolare, ci si è mossi su tre direttrici: il premierato e la giustizia, con due riforme che mettono mano alla Costituzione, e l'autonomia differenziata che sta a cuore alla Lega ma non tocca la Carta fondamentale.

È chiaro che una bocciatura della maggioranza avrebbe dato un colpo fortissimo alle speranze di cambiamento. Ora però i numeri raccolti da FdI e quelli complessivi del centrodestra - con l'asticella al 44% scavalcata senza affanni - sono un segnale chiaro: il Paese approva e dice di andare avanti. Non ci sono segnali di disaffezione, semmai si conferma la ridistribuzione dei pesi fra i diversi protagonisti della compagine: FdI in spolvero, FI che sopravvive alla morte del suo fondatore e si rilancia, la Lega che fatica e non sembra godere di un effetto Vannacci.

Ora il governo ha davanti a se un'autostrada per portare a casa queste norme-manifesto, destinate a lasciare una traccia. Sarà fondamentale cercare un'intesa con una parte almeno dell'opposizione, ma anche Pd e 5 Stelle dovranno fare una riflessione sull'atteggiamento da tenere. Certo, Schlein sembra rafforzarsi, ma lo fa drenando i voti dal bacino del grillismo, in crisi sul terreno, peraltro non congeniale ai 5 Stelle, delle Europee.

Il campo largo pare sempre più terremo di scontro ed è facile immaginare che Conte e i suoi si radicalizzeranno sempre di più, accentuando il rotolo del movimento antisistema, forte soprattutto al Sud.

Insomma, l'intesa fra le forze dell'opposizione è sempre più problematica e d'altra parte non sembra Meloni abbia risentito della querelle sulla sanità che non funziona, sulle liste d'attesa, sul lavoro povero e precariato. I cortei e gli scioperi che la Cgil di Maurizio Landini ha organizzato con Conte e Schlein non hanno fatto vacillare la popolarità di Meloni. La discesa dei tassi di interesse, appena ritoccati all'ingiù dalla Bce, e quella parallela dell'inflazione sono elementi che potrebbero favorire ancora Meloni e le sue politiche. In conclusione, non si vede all'orizzonte chi possa insidiarne la popolarità.

Anche se naturalmente le Europee sono un test interessante, anche per via del modello elettorale proporzionale, ma le politiche sono un'altra cosa.

Si attendono i numeri completi per capire come sarà disegnato il potere nella Bruxelles del giugno 2024. E lo sguardo già corre alle elezioni americane di novembre.

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