Grecia, in troppi sul treno della morte

L'ipotesi: a bordo più persone di quelle della lista ufficiale. Rabbia e proteste nel Paese

Grecia, in troppi sul treno della morte

Dolore, rabbia, numeri che aumentano e che purtroppo non saranno definitivi. Il giorno dopo la tragedia avvenuta a Tempe a seguito della collisione fra due treni, la Grecia si scopre non solo scossa ma persa. Se da un lato il medico legale annuncia che le vittime sono salite a 57 e i dispersi a 24, dall'altro fanno accapponare la pelle i dettagli macabri che sono emersi dalle testimonianze. Come le sacche dei soccorritori piene di resti umani e la difficile composizione delle salme nell'obitorio di Larissa, presidiato da parenti e amici delle vittime. Una nota famiglia di Kalampaka, città dove si trovano le Meteore, ha perso due gemelle di 20 anni e un nipote della stessa età.

Non sono mancate le proteste in tutto il Paese ieri, come alcune manifestazioni ad Atene, Salonicco e Larissa di cittadini inviperiti contro lo stato dell'arte dei treni. Nella capitale circa 2.500 persone si sono radunate davanti agli uffici di Hellenic Train, scontrandosi con le teste di cuoio greche che presidiavano la sede, mentre nella cittadina di Koropi è esploso un ordigno rudimentale dinanzi al palazzo di giustizia.

Il governo ammette le «debolezze croniche» del sistema ferroviario: ci ha pensato lo speaker dell'esecutivo Ioannis Oikonomou a fare mea culpa, mentre il 57enne capostazione di Larissa, arrestato due giorni fa con l'accusa di strage colposa, avrebbe ammesso le proprie responsabilità davanti al giudice. Dai rilievi degli inquirenti emerge che un errore umano è stato alla base della collisione, indirizzando fatalmente l'Intercity sul binario dove arrivava, da direzione contraria, il treno merci.

Ma non è tutto, perché secondo alcune ricostruzioni del canale Ert i passeggeri a bordo potrebbero essere stati più di quelli presenti nella lista ufficiale. Il legale del capostazione però ha detto che «quel che conta è cercare non l'albero, ma la foresta della colpa. E qui c'è una foresta di responsabilità». Il riferimento è allo stato della rete ferroviaria ellenica (la cui gestione non è di Hellenic Train, società greca controllata da Trenitalia e dalla capogruppo FS Italiane, ma di OSE, società pubblica greca) , che ieri ha registrato il fermo totale della circolazione e anche una denuncia su un altro tratto: quello suburbano dalla periferia ateniese verso l'aeroporto internazionale Eleftherios Venizelos. La Procura ha aperto un fascicolo dopo la denuncia di un rappresentante della Federazione Panellenica delle Ferrovie per problemi di segnalamento su un tratto del tracciato.

È come essere «seduti su una sedia elettrica», ha raccontato ai media ellenici un capostazione con 40 anni di servizio sulle spalle, dal momento che «non è possibile per un dipendente da solo giudicare la circolazione sicura dei treni».

Solo pochi giorni prima della tragedia i ferrovieri avevano incrociato le braccia, per chiedere più sicurezza, mentre quattro mesi fa gli ingegneri responsabili della rete avevano denunciato pubblicamente una serie di falle nella sicurezza. Appena due settimane fa la Commissione europea aveva deferito il governo di Atene alla Corte di giustizia europea perché non aveva erogato fondi per la manutenzione della rete ferroviaria.

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