Nel governo si cerca un punto di caduta sull'estensione dell'obbligatorietà del green Pass. Il confronto tra i partiti è serrato. L'impianto del decreto, con le nuove misure anti-covid, è quasi definito. La road map è pronta: tra domani e martedì il Comitato tecnico scientifico darà le proprie indicazioni. Negli stessi giorni il presidente del Consiglio Mario Draghi riunirà la cabina di regia per limare il provvedimento. Nel fine settimana, tra giovedì e venerdì, il Consiglio dei ministri darà il via libera al decreto.
La prima novità sarà l'introduzione in Italia, come in Europa, dell'obbligo della doppia dose per ottenere la validità del green pass. Finisce in archivio la precedente misura, che consentiva il rilascio della certificazione verde, per gli spostamenti in Italia e fuori, anche dopo la prima dose di vaccino. Primo nodo da sciogliere: chi ha già prenotato la vacanza all'estero, fidando sulla validità del green pass con la prima dose? Fonti del governo spiegano al Giornale: «Già da metà giugno si sapeva che all'estero fosse necessaria la doppia dose per ottenere il green pass». In ogni caso, la soluzione allo studio sul tavolo del governo sarebbe l'obbligo del doppio tampone, in partenza e entrata, per tutte le persone che non hanno effettuato la seconda dose. Assodato che per ottenere la validità della certificazione verde saranno necessarie due dosi, il punto che fa registrare, al momento, un'ampia distanza tra le forze di governo, è l'ambito di applicazione del green pass. Un punto di rottura al pari di quello sulle sanzioni da adottare. Nella bozza a cui sta lavorando l'esecutivo è previsto l'obbligo del green pass per accedere a tutti i locali pubblici con alto rischio assembramenti. Bar e ristoranti compresi.
Le sanzioni: 400 euro di multa per i clienti e cinque giorni di chiusura per i locali che non rispetteranno la prescrizione. Su questi aspetti la trattativa è in salita. Draghi lavora a una mediazione che porterebbe a un'intesa due punti: il Green Pass sarebbe obbligatorio solo per eventi ad alto rischio assembramenti (stadio, concerti, fiere). In alternativa l'obbligo della certificazione verde per accedere a bar e ristoranti al chiuso scatterebbe solo nelle Regioni dove il contagio risale. E dovrebbe sparire anche l'obbligo di quarantena per chi ha effettuato già le due dosi. Si tratta. L'opposizione non fa sconti: «Le attività non hanno subito già abbastanza in un anno e mezzo di restrizioni? Per il Governo no. In fondo che sarà mai abbassare le serrande per 5 giorni se ci sono clienti senza Green Pass», attacca il leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. «Il green pass interno limita la vita sociale e trasforma il vaccino in obbligatorio», rincara Augusta Montaruli, parlamentare di Fdi.
La tensione si registra anche tra le forze di governo. La Lega dice no a sanzioni e obbligo del Green pass per bar e ristoranti: «In questo momento fortunatamente gli ospedali sono sotto controllo. Non vorrei imporre altra burocrazia, altri problemi a un Paese che ha voglia di correre, di accogliere i turisti. Non fasciamoci la testa prima del necessario. Il Green pass, leggevo oggi, te lo danno dopo la seconda dose di vaccino, ma ci sono decine di milioni di italiani che non la possono fare perché mancano i vaccini. Cosa facciamo? Li inseguiamo con il tampone al bar, per le calli veneziane? Non scherziamo, prudenza, rispetto delle regole, ma senza altra burocrazia o altre complicazioni», spiega Matteo Salvini.
Mentre Coraggio Italia e Forza Italia sarebbero favorevoli, con alcune limitazioni, all'estensione dell'obbligatorietà del Green Pass: «Il green pass non è un intralcio burocratico alla libertà semmai è la chiave per tenere aperta la porta della libertà scongiurando la quarta ondata di Covid. Nessuno e' obbligato a vaccinarsi, ma chi lo fa ha il diritto di non essere sottoposto a ulteriori restrizioni a causa dei comportamenti altrui», sottolinea Anna Maria Bernini, capogruppo di Fi al Senato.
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