Il Movimento 5 Stelle è un cane che si morde la coda. Le giravolte sono ormai all'ordine del giorno, ma nella vicenda di Report il paradosso pentastellato ha raggiunto l'apice. I grillini, che per anni si sono scagliati contro la casta dei giornalisti rea di fare disinformazione, ora si ergono a paladini della libertà di stampa, tanto da minacciare un boicottaggio del canone Rai in caso di censura del programma. Ma questa non è l'unica contraddizione. Dopo che Milena Gabanelli vinse le Quirinarie nel maggio 2013, Grillo prima la osannò: "È straordinaria, una giornalista, una persona che lotta contro i poteri forti".
La Gabanelli poi però rifiutò la candidatura al Colle e qualche tempo puntò il dito sui proventi del blog di Grillo e sulla trasparenza. I grillini allora scatenarono l'inferno. Molti commentatori imbracciarono i forconi e lo stesso Grillo, un mese dopo in un comizio a un'iniziativa elettorale nel Catanese, si vendicò così: "Non ce l'ho con i giornalisti, ma io non dimentico niente e un giorno gli faremo un c... cosi'. Faremo i conti con i Floris e i Ballarò, ma anche con i Rodotà e la Gabanelli, quelli che ci si sono rivoltati contro''. È la logica della convenienza politica: ti lodo, solo se stai con me. Oppure: mi servo di una cosa, solo se mi fa comodo per attaccare un partito concorrente, in questo caso il Pd. Come è successo appunto per la puntata sui vaccini.
E poco importa se nel 1998 l'allora comico sosteneva che i vaccini fossero praticamente inutili perché "là dove hanno fatto le vaccinazioni le malattie sono scomparse, là dove non le hanno fatte le malattie sono scomparse lo stesso" e che "il 45% dei farmaci che noi assumiamo non servono per la malattia che ci è stata prescritta. Funzionano per l'effetto placebo". Acqua passata. Il vento è cambiato. Ancora una volta.
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