L'inciampo arriva quando Francesco Corsiglia è quasi arrivato alla fine del suo racconto. Quando ha già raccontato ai giudici del tribunale di Tempio Pausania che lui sì, la notte del 16 luglio di cinque anni fa era nella villa in Sardegna di Beppe Grillo. Che sì, con lui c'erano il figlio di Grillo, Ciro, e gli altri due amici genovesi. Che lui ha avuto un rapporto sessuale con S., la ragazza milanese conosciuta poco prima in discoteca, disponibile e consenziente. E che di quanto accaduto dopo, quando anche i suoi amici hanno fatto sesso con lei, lui non sa niente. «Non c'ero».
É la linea difensiva con cui Corsiglia cerca di staccare la sua sorte processuale da quella di Grillo junior, di Vittorio Lauria e di Edoardo Capitta: una spaccatura tra gli imputati che si era già intuita nelle scorse udienze, e che viene confermata dalla scelta di Corsiglia di accettare, solo lui, di sottoporsi all'interrogatorio in aula. Per un po' sembra funzionare, Corsiglia si vede che si è preparato, mette in fila la sua versione in buon ordine. Il film, per lui, finisce dopo il rapporto consensuale con S.. «Poi si era fatto tardi e me ne sono andato a dormire».
A quel punto il procuratore Gregorio Capasso chiede di proiettare nuovamente il filmato che già il giorno prima era stato mostrato ai giudici, i ventotto secondi che ritraggono la seconda fase della nottata, quando la ragazza finisce tra le braccia o tra le grinfie degli altri tre. Sono immagini che confermano che il rapporto sessuale di gruppo c'è stato, ma non spiegano se è stato uno stupro o una libera scelta di S.; non raccontano quanto la ragazza fosse lucida o in balia degli eventi. Ieri però il pm fa un'altra domanda a Corsiglia: «Questo video lo ha girato lei?». Se la risposta fosse affermativa, l'intero alibi di Corsiglia crollerebbe. Il ragazzo nega, ma - racconta chi era in aula - appare in difficoltà, preso alla sprovvista. D'altronde nella villa non c'era nessun altro: solo i quattro amici e le due ragazze rimorchiate in discoteca. Se il video non è stato girato come un selfie da Ciro Grillo o dagli altri due partecipanti alla «seconda fase» della serata (e la prospettiva delle riprese rende improbabile questa spiegazione) allora può averlo girato solo Corsiglia. Che dunque era lì, non stava dormendo. E che, anche solo per essere stato presente, rischia di essere coinvolto in una condanna per stupro di gruppo. É quella fase della serata, più del rapporto a due tra Corsiglia e S. nella fase iniziale, il clou della violenza. «Mi hanno violentata, tutti», racconta S. all'una di notte, quando la sua amica si sveglia e la trova nuda su un letto.
Così sull'inciampo di ieri di Corsiglia si preparano a lanciarsi i legali di parte civile delle due ragazze, nel controesame fissato per il 18 luglio. A iniziare sarà Giulia Bongiorno, e per Corsiglia non sarà una passeggiata.
Il suo difensore d'altronde è Antonella Cuccureddu, quella che quando a venire interrogata in aula fu la presunta vittima cercò in ogni modo di farla passare per bugiarda, bombardandola di domande anche irrilevanti, al punto da venire interrotta dal tribunale. «Sono le regole del processo», si giustificò la Cuccureddu. Il 18 luglio sarà il suo assistito a sperimentarle.
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