
Docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma, Lucetta Scaraffia ha collaborato per anni al quotidiano L'Osservatore romano e ha scritto decine di libri sulla storia della Chiesa. Non ha mai nascosto lo scarso entusiasmo nei confronti del pontificato di Francesco, che ha definito addirittura «una catastrofe per la Chiesa in Europa e nel mondo», denunciandone in particolare le pratiche di governo autoritario di un «papa re» e le scorciatoie decisionistiche, e ravvisando confusione nelle sue ipotesi di riforma. Possiamo quindi aspettarci da parte sua la convinzione che di questioni aperte ne siano rimaste parecchie, tutte lasciate al suo successore in forma di una pesante eredità.
Professoressa, da quale vogliamo partire?
«Tutte le questioni sono rimaste aperte, perché tutte le proposte di cambiamento che ha fatto Francesco sono state espresse a voce, ma non hanno avuto conseguenze reali, non sono diventate nuovi catechismi, nuove regole morali. Non c'è stato un lavoro interno di trasformazione della Chiesa. Perciò potrebbero anche non esserci mai state, per esempio l'accettazione dei gay. Ci dovrebbe essere un dibattito interno e l'accettazione della colpa. L'omosessualità è stata proibita fino a ora, per accettarla bisogna dare una spiegazione. Lui non è mai andato in profondità. Semmai si è contraddetto, ma contraddittorio lo è sempre stato».
La Chiesa africana, che ha oggi molto peso, pare poco interessata all'argomento...
«Altro che poco interessata: è fortemente contraria, ma è quella maggiormente in crescita, e andarle contro è molto complicato».
Le indicazioni di Benedetto XVI sul sacerdozio femminile che fine hanno fatto?
«Su questo Ratzinger non si era molto pronunciato, era stato più Giovanni Paolo II a chiudere la questione dicendo che non era possibile. Questo non significa che non si possa dare maggiori ruoli alle donne, magari aprendo di più la Chiesa ai laici. Ratzinger in compenso aveva stabilito che si potesse officiare la messa in latino, Francesco l'ha proibita».
I rapporti con la curia e con i cardinali italiani?
«Francesco è stato amico solo dei cardinali che gli obbedivano. Come Zuppi. Il suo dispotismo ha spezzato l'unità della Chiesa, adesso il prossimo papa dovrà ricucire queste situazioni».
Ci sono temi che a molti possono apparire frivoli, ma interessano un'enorme fetta di fedeli. L'animalismo, la benedizione degli animali da compagnia.
«Da sempre ci sono giorni dedicati alla benedizione degli animali: nel giorno di Sant'Antonio abate a gennaio, per esempio (il 17, ndr). Oggi benedicono anche cani e gatti. Altri accettano che gli animali entrino in chiesa».
Che poi, quali animali?
«Ma infatti, se uno porta una scimmia, una pantera, un serpente? Le signore animaliste stiano tranquille: vadano quel giorno di gennaio».
Altri scogli duri da affrontare?
«Che lui nelle guerre non sia stato al di sopra delle parti, come invece dovrebbe essere un papa che vuole la pace. Ma tenere per una delle due parti non aiuta la pace. In Medioriente il suo favore per i palestinesi è stato lampante. Questo ha creato irritazioni negli ebrei, per esempio. In Europa ha preferito i russi agli ucraini. Il suo successore dovrà essere meno politicamente impegnato».
Il rapporto con la Chiesa nordamericana?
«Il suo è stato molto da sudamericano. I sudamericani odiano gli Stati Uniti, vedendoli come una mano imperialista, cosa che in parte è stata. Ma Bergoglio è stato eletto anche grazie ai nordamericani, che lo hanno scelto perché figurava come l'unico cardinale di destra dell'America latina. Poi lui ha cambiato atteggiamento; perciò adesso anche quella Chiesa è spezzata in due».
Posizione da prendere nei confronti dei sacerdoti pedofili?
«Papa Francesco ha detto ottime cose, ma ne ha fatte di pessime. Severissimo a parole, di fatto ha protetto degli abusatori di donne, come quel mosaicista, come si chiama... (probabilmente Marko Rupnik, ndr). Idem il vescovo argentino Gambetta».
Le malagestioni patrimoniali, per esempio il
caso Becciu?«Lì è entrato a gamba tesa sulla base di quanto divulgato da un giornale scandalistico, contro persone che non avevano le colpe per cui sono state accusate. Un'altra situazione brutta di malgoverno».
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