Israele aveva avvertito: «Hamas vuole trasformare il Ramadan in una seconda fase del 7 ottobre». Ieri un comunicato del gruppo terroristico ha confermato le previsioni, invitando «le masse del nostro fiero popolo a continuare a scontrarsi contro l'occupazione sionista a sostegno della benedetta moschea di Al Aqsa e del nostro popolo risoluto nella Striscia di Gaza». Mentre la guerra prosegue e gli estremisti smentiscono le notizie su un via libera alla tregua, l'attenzione e i timori su un'impennata di violenza si spostano in Cisgiordania e a Gerusalemme, con l'appello ai palestinesi, «in tutte le città e i villaggi del West Bank» a dirigersi verso la moschea della Città Santa, terzo luogo sacro dell'islam.
L'annuncio di Hamas arriva dopo le restrizioni di ingresso per i palestinesi della Cisgiordania annunciate da Israele e appena dopo la conferma da parte dell'esercito israeliano dell'uccisione, nel sud del Libano, di un alto esponente del gruppo, Hadi Mustafa, che secondo l'Idf dirigeva «cellule terroristiche» nel Paese dei cedri e aveva pianificato attacchi contro israeliani ed ebrei all'estero. A colpire è stato un drone israeliano, entrato in azione nella zona di Al-Hosh, a sud della città di Tiro, dove ha preso di mira un'automobile, uccidendo anche un'altra persona, in coincidenza con il passaggio di una pattuglia dell'Unifil nella zona, provocandone l'incendio. Prima di Mustafa, Israele aveva già eliminato a gennaio Samir Fandi, ucciso a Beirut insieme al vice leader di Hamas, Salah al-Arouri, tutti membri di un'unità del movimento terroristico in Libano, contro il quale Israele promette di continuare ad agire «in ogni zona in cui opera». Due giorni fa Hassan Nasrallah, il segretario generale di Hezbollah, il gruppo dell'asse della resistenza che lotta con Hamas contro la guerra a Gaza, secondo l'emittente libanese Lbci avrebbe ricevuto una delegazione di Hamas guidata dal membro dell'ufficio politico del movimento palestinese, Khalil al-Hayya.
A riprova di come la tensione stia salendo di ora in ora, un accoltellamento è avvenuto a un checkpoint ad Al-Nafaq, a sud di Gerusalemme, dove un palestinese di appena 15 anni è arrivato in bicicletta e, mentre le forze di sicurezza tentavano di interrogarlo, ha estratto un coltello e ha ferito due agenti, che non sono in pericolo di vita. Non è il solo episodio che fotografa la crescente tensione. A Gerusalemme Est, agenti della polizia di frontiera hanno sparato a un ragazzo di 13 anni che aveva acceso un fuoco d'artificio nella loro direzione nel campo profughi di Shuafat, uccidendolo.
Nella Striscia, in attesa dell'arrivo oggi della nave salpata da Cipro con 200 tonnellate di aiuti e dopo che sei camion sono entrati per la prima volta nel nord, da Israele, lo Stato ebraico prepara l'offensiva su Rafah, dove ieri è stato eliminato il comandante di Hamas, Abu Hasna, ritenuto responsabile della sottrazione degli aiuti e della distribuzione ai terroristi e dove in un raid è stato anche ucciso un membro dello staff dell'Unrwa.
Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, durante una visita alle truppe a Gaza City, ha ribadito che non è lontano l'avvio di un'operazione di terra nella città: «Anche chi pensa che stiamo ritardando, presto vedrà che raggiungeremo tutti». Ma il segretario di Stato Usa Antony Blinken avverte: proteggere e aiutare i civili deve essere «il lavoro numero uno di Israele».
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