Hamas perde un altro capo. La madre di un ostaggio rifiuta la visita del premier

Wadiyya eliminato in un raid a Gaza. Il 7 ottobre guidava i corpi d'élite. Folla in piazza a Tel Aviv

Hamas perde un altro capo. La madre di un ostaggio rifiuta la visita del premier
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L'ultimo successo contro Hamas sul campo di battaglia a Gaza - l'uccisione di Ahmed Wadiyya, capo delle forze d'élite Nukhba che guidò l'assalto del 7 ottobre - non serve a placare la rabbia dei parenti degli ostaggi e di migliaia di israeliani in patria. A poco serve, agli occhi dei familiari in attesa del ritorno dei propri cari, l'eliminazione di uno dei più feroci leader terroristici di Hamas, che supervisionò la morte di 22 israeliani, piombato sulla comunità di Netiv Ha'asara in parapendio, poi talmente sadico e distaccato da finire in un filmato mentre beveva una coca cola a fine strage, sottraendola dal frigo della casa di una delle vittime che aveva appena ucciso, lanciandogli una granata mentre l'uomo cercava di proteggere i suoi bambini. Ancora ieri i manifestanti israeliani sono tornati in piazza in una decina di località del Paese per un «enorme raduno» con cui sono tornati a chiedere al governo un accordo prima possibile con Hamas per garantire la liberazione degli ostaggi. Il clima è parecchio teso dopo l'uccisione la settimana scorsa da parte di Hamas di sei ostaggi, «giustiziati» con un colpo «alla nuca», come ha ricordato il premier Benjamin Netanyahu, sempre più contestato dalla piazza. La moglie dell'ostaggio Alex Lobanov, tra gli assassinati da Hamas nel fine settimana, secondo il resoconto del quotidiano israeliano Haaretz si è rifiutata di incontrare il capo del governo che era arrivato per porgere le condoglianze alla famiglia. Agli occhi dei parenti, il ritardo nella chiusura di un'intesa con Hamas, ha portato alla morte di molti ostaggi che avrebbero potuto essere liberati e sta mettendo a repentaglio la vita di chi è ancora in mano ai terroristi. La rabbia è tale che Benny Gantz, ex membro del Gabinetto di guerra e principale rivale di Netanyahu in caso di elezioni, è costretto a puntualizzare che il premier «non è un assassino» come il capo di Hamas Sinwar, come i leader di Hezbollah o i Guardiani della Rivoluzione. Ma ha poi spiegato che secondo lui Netanyahu «si è smarrito e si considera lo Stato. E questo è pericoloso». La guerra a Gaza da una parte allunga la vita politica del primo ministro, dall'altra ne logora l'immagine. Netanyahu tornerà negli Usa a fine mese per prendere parte alla 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York dove dovrebbe tenere un discorso il 26 settembre.

Le Forze Armate israeliane (Idf) impegnate a Gaza intanto svelano i dettagli dell'ultimo successo militare, l'uccisione di uno dei capi alla guida del massacro del 7 ottobre. Ahmed Wadiyya è stato ucciso in un attacco aereo in cui sono morti otto membri di Hamas nei pressi dell'ospedale al-Ahli di Gaza City. E in Cisgiordana sono proseguite ieri per il sesto giorno le operazioni militari israeliane in un clima di altissima tensione.

Il ministero della Salute dell'Anp ha riferito che una sedicenne è stata uccisa dall'esercito a Jenin e altre due persone a Tulkarem. Un funzionario israeliano ha dichiarato a Sky news che c'è un allarme altissimo su gruppi di terroristi che si starebbero preparando in Cisgiordania a uno scenario analogo al 7 ottobre.

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