Kamala Harris sbanca nelle donazioni mentre cresce l'attesa per la scelta del vice, il cui annuncio è atteso nei prossimi giorni. A luglio la sua campagna ha raccolto 310 milioni di dollari, più del doppio dei 138 milioni di Donald Trump, con la maggior parte dei finanziamenti arrivati da quando l'attuale vice presidente Usa ha sostituito Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca. La maxi-raccolta mostra una netta inversione di rotta per i democratici, che negli ultimi mesi con l'attuale presidente avevano visto crollare il loro vantaggio nei finanziamenti sui repubblicani. Harris sembra invece aver dato energia a donatori grandi e piccoli, dopo il periodo incerto successivo alla disastrosa performance del comandante in capo nel dibattito televisivo contro il rivale repubblicano. Solo nella prima settimana dalla sua discesa in campo, sono arrivati nelle casse della campagna 200 milioni: rispetto a giugno, quando Biden era ancora il candidato, il numero di donatori della Gen Z è aumentato di oltre 10 volte, mentre quelli della generazione Y sono aumentati di otto volte. E gli occhi sono puntati sull'annuncio del vice, che dovrebbe arrivare entro martedì, quando la numero due di Biden ha in programma il primo comizio con il compagno di ticket a Philadelphia. In soli quattro giorni toccheranno diverse città in sette stati chiave: oltre alla Pennsylvania, fondamentale per vincere le elezioni, saranno nel Wisconsin occidentale, a Detroit (Michigan), Raleigh (North Carolina), Savannah (Georgia), Phoenix (Arizona) e Las Vegas (Nevada). La decisione di Harris di dare il via al tour nella città più grande della Pennsylvania ha fatto crescere le quotazioni di Josh Shapiro, governatore dello stato. Già considerato tra i favoriti per il ruolo di vice, ha cancellato gli eventi di raccolta fondi che aveva in programma nel fine settimana agli Hamptons, la famosa località di mare vicino New York, senza dare ulteriori spiegazioni. Tra i dem, tuttavia, in diversi hanno sollevato dubbi e timori per la sua vicinanza alla causa israeliana. Anche se Shapiro (che è ebreo) ha definito Benjamin Netanyahu «uno dei peggiori leader di tutti i tempi», gli attivisti anti-Israele non lo vogliono nel ticket democratico. Tra gli altri nomi in lizza ci sono il senatore dell'Arizona Mark Kelly, il governatore del Minnesota Tim Walz, quello del Kentucky Andy Beshear e il segretario ai trasporti Pete Buttigieg. Nel frattempo, Harris ha conquistato già abbastanza voti tra i delegati per assicurarsi la nomination, come ha riferito il presidente del Democratic National Committee, Jaime Harrison, e si è detta «onorata» di diventare la candidata dem. Le operazioni di voto virtuale sono in corso e si chiuderanno lunedì, con un appello anticipato rispetto alla tradizionale nomination durante la Convention di partito (in programma a Chicago dal 19 al 22 agosto) per garantire il rispetto delle scadenze statali per le schede elettorali.
E a confermare il serrato testa a testa tra lei e Trump è il guru dei sondaggi Nate Silver, fondatore di FiveThirtyEight, che ha classificato ora la corsa presidenziale come «incerta». Affermando che la vice presidente sta infondendo un nuovo entusiasmo negli elettori dem, pur avvertendo che potrebbe essere «temporaneo».
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