Nessuno saprà mai se Bernard Charles Ecclestone è stato veramente l'autista della famosa rapina al treno del 1963. Anche se, visto che l'ex padrone della Formula 1 è in vena di confessioni, magari prima o poi lo ammetterà. Fino ad oggi ha sempre negato, raccontando che su quel treno non c'erano abbastanza soldi per i suoi gusti. «Mister E», come lo chiamavano i suoi uomini, ha sempre avuto un debole per i denari fin da quando da ragazzino rivendeva qualsiasi cosa ai suoi compagni di scuola. Voleva andarsene dal Suffolk dove suo padre era un capitano di motopescherecci e ha visto nelle auto la sua grande occasione. A furia di comprare e rivendere nel 2016 aveva incassato 8 miliardi di euro cedendo la Formula 1 a Liberty Media, ma non si era stufato di stupire il mondo riuscendo a diventare padre a 89 anni.
L'ultima notizia in arrivo dal mondo ce lo racconta come reo confesso di frode fiscale. Era a processo con l'accusa di aver nascosto al fisco 500 milioni di euro. Per evitare il carcere ha ammesso in una corte londinese di aver eluso tasse per svariate centinaia di milioni di euro. La Southwark Cromw Court di Londra lo voleva condannare a 17 mesi di reclusione, lui ha confessato ottenendo la sospensione della pena con una condizionale di due anni e preparandosi a versare all'erario circa 750 milioni di euro, a copertura di 18 anni di tasse non versate al suo Paese. Non un gran finale per un baronetto di sua maestà, un uomo abituato a frequentare le zone alte della classifica degli uomini più ricchi del Regno Unito. D'altra parte lui ha sempre amato viaggiare sul filo. Equilibrista assoluto tra legalità e illegalità. Amico di Putin come di Blair che si era fatto beccare a finanziare con un milione di sterline, scatenando uno scandalo in Inghilterra. Risolse tutto finanziando anche i conservatori. Qualche anno fa era già stato processato in Germania e per cancellare l'accusa di corruzione aveva pagato una penale di 100 milioni di dollari. Lui ci prova sempre, poi se lo trovano con le mani nella marmellata fa partire il bonifico.
Ha avuto una moglie modella alta il doppio di lui e adesso ne ha una brasiliana di quasi 50 anni più giovane. È un uomo che non si ferma davanti a nessuna difficoltà. Se la Formula 1 oggi è uno spettacolo planetario lo si deve a lui che l'ha portata oltre il muro di Berlino e nei paesi arabi ben prima che ci pensassero calcio e Giochi Olimpici. Aveva fallito solo con l'America che ai suoi tempi faceva correre il circus nei parcheggi dei grandi alberghi a Las Vegas o Detroit. Vendendo il giocattolino agli americani ha risolto anche quel problema. Aveva provato a entrare in Formula 1 da pilota, ma non era troppo dotato. Ci ha riprovato come manager e proprietario di scuderia (la Brabham), ma quando ha visto morire due suoi piloti, Jochen Rindt ed Elio De Angelis, ha capito che era meglio fare il capo di tutto. Così avrebbe vinto ogni domenica.
L'anno scorso ha raccontato la sua visione dello sport in una serie tv di cui doveva essere solo l'attore, ma alla fine ne è diventato autore e regista per evitare sorprese. Si vedevamo valigette piene di dollari che giravano tra organizzatori e manager. Tutto vero. Peccato non abbia voluto svelare come è riuscito a fregare il fisco per quasi vent'anni.
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