"Ho sollevato Giada oltre la rete"

L'ammissione di Favero: "Presa per le ginocchia e spinta". Ma poi ritratta

"Ho sollevato Giada oltre la rete"
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Anche se poi lo ha ritrattato, il contenuto del primo interrogatorio di Andrea Favero, arrestato per la morte della sua compagna, Giada Zanola, volata giù lo scorso martedì notte dal cavalcavia dell'A4 Milano-Venezia, pesa su di lui come un macigno: «L'ho afferrata per le ginocchia e l'ho sollevata oltre la ringhiera».

Inutilizzabile in un eventuale processo, la confessione resa dall'autotrasportatore 39enne lo scorso 30 maggio in assenza dell'avvocato nelle sommarie informazioni testimoniali davanti agli agenti della polizia stradale e della squadra mobile di Padova, costituisce comunque un importante elemento indiziario a carico dell'uomo arrestato per omicidio volontario aggravato. Anche perché la ricostruzione dei fatti sarebbe compatibile con l'esito dell'autopsia: la 33enne era ancora viva, forse priva di sensi, quando è precipitata nel vuoto da 15 metri finendo sotto le ruote di un camion, che non è riuscita a schivarla.

Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, venerdì Favero si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma già prima aveva fatto retromarcia raccontando agli inquirenti di avere «come un vuoto» sulla caduta di Giada dal parapetto e di ricordare soltanto che la giovane continuava ad offenderlo e a ricattarlo dicendo che gli avrebbe portato via il figlio. Sicuramente le cose tra i due non andavano bene, avevano litigato anche la sera della tragedia, prima che Giada uscisse di casa. Il camionista ha da poco cambiato avvocato e il nuovo legale, Marco Marcelli, ha voluto sottolineare che il 39enne non ha fatto alcuna ammissione di colpa.

In attesa dell'esito degli esami tossicologici, che dovranno accertare se la donna sia stata drogata o lentamente avvelenata, e di quelli sullo smartphone dell'indagato (quello di lei non si trova, ndr) per esaminarne i contenuti e verificare l'ipotesi di potenziali ricatti sessuali da parte di Favero, gli inquirenti restano convinti che nella notte tra martedì e mercoledì, in seguito alla discussione cominciata quando erano in casa, il camionista avrebbe afferrato la compagna per le gambe mentre erano su un gradino alto circa 70 centimetri del parapetto per poi sollevarla oltre l'altezza residua della ringhiera e farla cadere nel vuoto. Poi il ritorno a casa, dove il 39enne attorno alle 7 del mattino ha inviato un messaggio alla donna per mettere in piedi una messinscena, cercando di allontanare da sé i sospetti: «Sei andata al lavoro? Sei uscita senza nemmeno salutarci».

Ieri sera, a Vigonza, migliaia di

persone hanno preso parte ad una fiaccolata per Giada, partita da casa sua e arrivata fino al cavalcavia dove è morta. C'era anche il suo papà. Il figlio di tre anni, invece, è stato momentaneamente affidato ai nonni paterni.

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