"Ho unito il centrodestra: il modello Verona vince"

Parla il candidato sindaco del centrodestra a Verona, Federico Sboarina: "Tosi? L'ho abbandonato quando era fortissimo. E l'Arena non si tocca"

"Ho unito il centrodestra: il modello Verona vince"

Milano - Federico Sboarina, candidato sindaco a Verona per il centrodestra, i sondaggi la stanno premiando. Quali sono i temi più caldi?

«In primis la sicurezza. Negli ultimi anni è cresciuta la paura. Dobbiamo riappropriarci del territorio».

È aumentata l'insicurezza o la percezione della stessa?

«Non vedo tanta differenza. Di fatto c'è angoscia. Quindici giorni fa, in piazza Bra, pieno centro, durante un comizio è scoppiata una rissa tra romeni ubriachi. Sono intervenuto per dividerli e son tornato a casa con i pantaloni pieni di sangue».

Secondo tema forte?

«Far rivivere i quartieri. Voglio che sparisca il termine periferia. I quartieri di Verona sono tutti piccoli centri storici con chiese, piazze, negozi storici».

In effetti è risaputo che a Verona non si vive male.

«Discretamente; ma la città ha potenzialità enormi. Con me Verona diventerà sempre più europea, senza dimenticare le proprie radici. Manifestazioni e sagre devono svolgersi in tutti i quartieri, non solo a piazza Bra».

Punterà molto sul turismo?

«Certo. Adesso non c'è neppure un assessore alla cultura. Verona è la quarta provincia per flussi turistici a livello nazionale; ma è un turismo mordi e fuggi: si fermano in pochi».

A proposito: Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, sarebbe disposto a finanziare la copertura dell'Arena. È d'accordo?

«No. L'Arena è come se fosse il gioiello di famiglia della città. Non la si può stravolgere. E non mi interessa garantire spettacoli per tutto l'anno: preferisco la qualità alla quantità».

Ikea, Esselunga, Adige City: Verona Sud si apre al business con nuovi posti di lavoro. Contento?

«No. Sono più i posti che si perdono se si pensa alle tante botteghe destinate a chiudere».

Dieci anni fa era assessore della giunta Flavio Tosi. Adesso siete acerrimi nemici. Perché?

«Ho cominciato a non condividerlo quando era all'apice del successo. Me ne andai e creai l'associazione Battiti sapendo che nel 2012 avrebbe stravinto. Per me contano gli ideali, non gli opportunismi».

Nella sfida con la compagna di Tosi, la senatrice Patrizia Bisinella, però non mancano i colpi bassi. Sicuro di batterla?

«Sì perché il modello Verona è vincente: attorno a me ho radunato tutto il centrodestra: ci sono Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, i centristi di Idea, i Pensionati, più alcune liste come Verona domani, Verona più sicura e Indipendenza Veneto».

I fratelli Giorgetti, uno dei quali è un parlamentare azzurro, però appoggiano la candidata tosiana. Perché?

«Deve chiederlo a loro».

Al ballottaggio preferirebbe duellare con Bisinella o con la piddina

Orietta Salemi?

«È irrilevante. E non credo che i tosiani, al secondo turno, possano far convergere i loro voti sulla dem. L'elettorato tosiano è di centrodestra. Non di sinistra; a differenza della classe dirigente».

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