In effetti si sentiva la mancanza delle accuse di fascismo al governo di Giorgia Meloni. Stavolta a rinverdire il tormentone è il M5s. Il pretesto è l'iter per l'approvazione della manovra, che, come ha già detto la premier, sarà «veloce». Basta questo ai grillini per alzare la temperatura dello scontro con la maggioranza. In una gara con il Pd a chi la spara più grossa.
Questa competizione a sinistra si arricchisce di una nuova pagina dopo la lunare denuncia di Francesco Silvestri, capogruppo dei Cinque Stelle alla Camera. «Siamo davanti ad una manovra blindata che mortifica il Parlamento, lo manda in soffitta evocando un provvedimento del Ventennio, precisamente del 1925, che disponeva il consenso del governo per porre in votazione gli emendamenti di spesa», ha dichiarato. Il grillino evoca ancora ombre nere: «A questo punto viene da chiedersi se arriveremo all'adozione di un altro provvedimento del periodo fascista per il quale ogni argomento da trattare in Parlamento debba avere il previo consenso del capo del governo». Intanto gli esperti delle opposizioni si riuniscono di nuovo per «valutare un percorso comune sulla sanità». Con il M5s che sta iniziando a rumoreggiare anche sulla riforma della prescrizione, che dovrebbe cancellare le norme dell'ex Guardasigilli grillino Alfonso Bonafede.
Proteste surreali rese ancora più grottesche dal comportamento tenuto dal M5s in passato in sede di approvazione della Finanziaria. I pentastellati, quando erano in maggioranza, non hanno mai alzato il sopracciglio di fronte a iter accelerati e leggi di bilancio blindate. È il caso della manovra del 2022 varata alla fine del 2021 dal governo di Mario Draghi. Un esecutivo appoggiato anche dal M5s. Quella legge di bilancio è stata approvata alla Camera un giorno prima della vigilia di Capodanno, dopo un percorso rapido volto a evitare l'esercizio provvisorio, che sarebbe scattato alla fine dell'anno. Un iter che ha portato il testo a essere di fatto intoccabile a Montecitorio dopo il via libera del Senato. Allora Davide Crippa, capogruppo del M5s alla Camera, dopo aver detto sì alla manovra, protestava in un modo più timido rispetto al Silvestri di oggi, parlando di «una sola lettura effettiva che indebolisce le prerogative del Parlamento». Stesso discorso per la manovra del 2021, approvata dal secondo governo Conte agli sgoccioli del 2020.
Con un testo discusso al Senato per sole 48 ore. Nemmeno un accenno di protesta da parte del M5s. Anche nel 2019 e nel 2018 le manovre di Conte premier sono arrivate blindate in Parlamento. Senza che Conte accusasse se stesso di fascismo.
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