È stato il blitz israeliano «più esteso» dall'inizio della guerra cominciata venti giorni fa. Un'incursione di terra vera e propria, cui ne sono seguite altre «locali», anche se non si tratta ancora dell'offensiva di terra attesa nella Striscia di Gaza. «Ci sarà», ha garantito il premier Benjamin Netanyahu, ma «avverrà appena si saranno create le condizioni opportune», ha precisato ieri il ministro della Difesa, Yoav Gallant. Le operazioni di ieri somigliano a un preludio. L'esercito israeliano è entrato nel nord della Striscia con carri armati, ruspe e fanteria. Tecnicamente è stata «un'incursione di terra limitata», perché l'esercito ha lasciato il nord di Gaza qualche ora dopo. Ma la combinazione del blitz «mirato», di altre incursioni successive e di nuovi bombardamenti, anche dal mare, nei pressi di Khan Yunis, ha permesso a Israele di colpire oltre 250 obiettivi di Hamas, tra cui centri operativi di comando, tunnel sotterranei, postazioni per il lancio di missili. I raid hanno consentito anche di eliminare diversi terroristi, tra cui due pezzi da novanta: il regista del lancio dei missili su Israele, Hassan al-Abdullah, e il vice capo dell'intelligence di Hamas, Shadi Barud, braccio destro del leader politico Yahya Sinwar, ritenuto con lui una delle «menti» della strage del 7 ottobre.
L'operazione segna un salto di qualità perché sembra spianare la strada all'offensiva di terra. «Prepara il campo di battaglia», ha spiegato l'esercito. Non a caso Hamas sollecita gli alleati e manda un messaggio ai terroristi di Hezbollah in Libano: «Ci aspettiamo di più per fermare l'aggressione a Gaza». Teheran avverte: se gli israeliani entreranno nella Striscia, «il drago di Gaza li divorerà».
Minacce per frenare Israele, che opera mentre ci sono ancora 224 ostaggi in mano agli islamisti e la loro liberazione - garantisce - è un «dovere supremo». Secondo Hamas, 50 rapiti sarebbero rimasti vittime dei bombardamenti di Israele. Ma la notizia non può essere confermata. I familiari dei prigionieri, in angosciante attesa in Israele, ieri hanno inscenato una protesta a Tel Aviv. «Da 20 giorni viviamo nel buio. Se fossero i figli di chi governa?», chiede un parente in chiara polemica con il governo Netanyahu. Secondo fonti israeliane e straniere di Haaretz il rilascio potrebbe avvenire «in un paio di giorni», ma Hamas ha sequestrato consapevole di poter frenare così la reazione di Israele.
Si teme per la sorte dei sequestrati, mentre cresce il numero delle vittime civili nella Striscia. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, i morti hanno superato quota 7mila, tra cui quasi 3mila bambini. Gli Stati Uniti spiegano: «Non possiamo prendere per oro colato nulla di ciò che viene da Hamas». L'ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, si dice certo che si tratta di «fake news». Israele è sicura che i terroristi gonfino il tragico conteggio, mentre usano i civili come scudi umani. L'esercito ha mostrato, tramite immagini satellitari, una postazione di lancio dei terroristi, nell'area di Khan Yunis, a un passo da una scuola e da una moschea. Non è un caso isolato. Dall'Università islamica di Gaza, a 80 metri da una scuola e a 150 da una moschea, prima che i raid israeliani la colpissero, Hamas lanciava i suoi missili. Che ieri sono tornati a colpire il centro di Israele e l'area di Tel Aviv.
Secondo un audio diffuso dall'esercito israeliano, Hamas sta ancora «bloccando le strade» dal nord al sud della Striscia, per impedire ai palestinesi di evacuare. Un civile racconta a un ufficiale dell'intelligence israeliana, che lo invita a lasciare l'area: i terroristi «rimandano la gente a casa» ai posti di blocco e «sparano» a chi tenta la fuga.
Gaza è in una situazione drammatica, anche se dal valico di Rafah ieri sono entrati altri 12 camion d'aiuti, in tutto 74 finora, troppo pochi per oltre 2 milioni di palestinesi allo stremo.
Ma Israele teme passaggi di rifornimenti ai terroristi e l'Egitto l'arrivo di troppi profughi. Hamas sfrutta la questione preparando una mobilitazione per chiedere la piena apertura del valico e fermare «la guerra di sterminio del popolo palestinese.
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