Avete mai provato a svuotare l'oceano con un bicchiere? Sicuramente no. Non ci vuole una laurea in ingegneria idraulica per capire che sarebbe tempo perso. Bisognerebbe spiegarlo anche al sindaco di Roma Virginia Raggi che si è messa in testa una cosa strana: risolvere la crisi idrica della Capitale chiudendo i «nasoni».
Aveva quindi annunciato una «misura immediata» contro le prime avvisaglie della siccità. Sigillare le fontanelle di 30 in 30, fino lasciarne in funzione solo 85. Bastano calcoli per rendersi conto che, a questa velocità, quando le vedremo tutte asciutte avremo già addosso i cappotti. Non proprio una soluzione a tempo di record. Sempre che di soluzione si possa parlare: secondo il Coordinamento romano dell'acqua pubblica, i 2.800 nasoni romani «sprecano» solo l'1% dell'oro blu. La Raggi ha preso un granchio ma di rattoppare le vecchie tubature proprio non se ne parla. Messa spalle al muro dalle proteste, ci ripensa e dichiara lo «stop» alle chiusure. Ma l'estate insiste, si fa sempre più torrida e quelle condutture logore continuano a disperdere fluido prezioso.
Così i mitici nasoni ricominciano a singhiozzare. Al loro posto quelli hi-tech (le «Case dell'acqua») che, nelle intenzioni grilline, dispenseranno acqua a pagamento. Insomma, la crisi è solo di chi non può permettersela.
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