I finti salvataggi di Casarini: dei soldi dietro i soccorsi

I contatti con la petroliera danese già due giorni prima dell'"emergenza" in mare. In cambio di 125mila euro

I finti salvataggi di Casarini: dei soldi dietro i soccorsi
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Non un «rescue», una missione di salvataggio di migranti in mare. Per gli inquirenti di Ragusa quello della Mare Jonio sarebbe stato un intervento su commissione, con promessa di retribuzione, e raccontato invece come un soccorso urgente. Quando l'11 settembre 2020 la nave della ong Mediterranea, con il no global Luca Casarini, raggiunge la Maersk Etienne, la petroliera danese aveva a bordo da 38 giorni 27 migranti nella vana attesa di un porto da Malta. Secondo i finanzieri che hanno svolto le indagini, sarebbero cruciali per ipotizzare il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina contestato a Casarini, al capo missione Giuseppe Caccia e ad altre tre persone, i contatti rilevati prima della partenza della nave ong da Licata. Già, perché due giorni prima di quella che ai media veniva presentata come «un'operazione di salvataggio» sono state «rilevate diverse conversazioni» tra Caccia e l'associazione degli armatori danesi.

L'ipotesi, si legge nell'informativa della polizia giudiziaria, è che in queste telefonate, in quel momento non ancora sotto intercettazione, «la Maersk abbia potuto allertare Mare Jonio con la prospettazione di una cospicua ricompensa pecuniaria». Due mesi dopo è arrivato un bonifico da 125 mila euro dalla società danese alla Idra Shipping, armatrice della Jonio. Gli accusati negano qualsiasi accordo preventivo.

L'11 settembre ecco l'annuncio della ong: «Questa notte la Mare Jonio ha ricevuto un'urgente richiesta di assistenza da parte di Maersk Etienne, situazione disperata a bordo per 27 persone. La Mare Jonio, in rotta verso la zona Sar libica, si è diretta verso la Maersk Etienne, alle 8.30 la nostra qualificata equipe medico sanitaria l'ha raggiunta. Alle 9 abbiamo iniziato un primo check delle condizioni di salute fisica e psicologica». Per gli inquirenti invece sarebbe stato tutto «concordato con i dirigenti della compagnia Maersk», non indagata. Vi è traccia dell'ipotesi investigativa anche in un messaggio di Caccia e Casarini al presidente di Idra, Alessandro Metz, inoltrato nella chat del Direttivo della ong: «Siamo stati direttamente contattati dall'associazione degli armatori danesi e dalla stessa Compagnia. Appena partiti ci sarà inviata una richiesta di assistenza».

Per i finanzieri gli indagati avrebbero «precostituito una situazione emergenziale sanitaria». Agli atti due audio inviati a Metz dal suo staff dopo il trasbordo dei migranti: «Jason (un soccorritore ndr) è super incazzato, mi ha scritto che non era per niente d'accordo a fare questa cosa, perché lui voleva ovviamente fare un rescue (un salvataggio, ndr)».

Il 12 settembre il medico a bordo di Mare Jonio, una neolaureata in medicina senza specializzazione, chiede e ottiene una evacuazione medica di emergenza per una donna in presunto stato di gravidanza, sbarcata dalla Guardia costiera a Pozzallo e poi portata in ospedale. Dal verbale di pronto soccorso risultava che la donna non era in stato gravidanza, ma in buone condizioni di salute e subito dimessa. In quelle ore i giornalisti chiedono alla ong conto delle condizioni della donna.

«Come sta la ragazza incinta ricoverata? Sappiamo qualcosa?», chiede il responsabile della comunicazione della ong a Caccia. Che risponde: «Dimessa. Non era incinta ma colpita da fibroma uterino. Notizia deve restare riservata tra noi, prima che la destra la possa usare».

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