Maurizio Agricola, 61 anni, una lunga carriera in polizia. Dal 5 Luglio del'23 è il Questore di Napoli.
Signor Questore un altro ragazzo è morto con una pallottola in fronte. Cosa sta succedendo a Napoli?
«Succedono tante cose. Non sono collegate. Ogni delitto ha una sua storia. Sono fenomeni con dinamiche diverse. Quello che è successo ieri è stata una scorribanda che ha avuto un effetto terribile: la morte di un ragazzo nella zona di Corso Umberto. L'arresto fatto dai carabinieri per il ragazzo ucciso giorni fa per una scarpa calpestata è una storia diversa... Non era stato preparato quel delitto, è stato accidentale. Questo almeno sta emergendo dalle indagini che probabilmente porteranno presto all'arresto di una persona».
Napoli sembra diventato il centro della follia giovanile.
«Il problema principale è la facilità del reperimento delle armi da parte di giovani. Anche di ragazzini. Questo è un dato oggettivo e inconfutabile. E qui c'è anche un problema di valori. L'arma per alcune fasce di gioventù diventa un valore, un simbolo. Parliamo di ragazzi che non apprezzano il valore della vita: cadono nella banalità del male».
Ma lo Stato c'è?
«Noi ci siamo, la presenza dello stato si vede nella capacità di dare risposte immediate come sempre è successo e anche in questi casi».
Repressione e prevenzione?
«Sì ma non può essere tutto e solo prevenzione e repressione. Ci vogliono molte altre cose: le famiglie, la scuola, la cultura, lo sport. Sono elementi fondamentali. Lo sport è un volano di inclusione impressionante. Io porto l'esempio di Caivano, lì tanti ragazzi si sono iscritti immediatamente alle varie attività sportive ed è dimostrazione che dove c'è il bello, questo è molto più attrattivo della negatività».
Ci sta dicendo che c'è troppo degrado a Napoli?
«Sicuramente ci sono delle realtà che devono essere riqualificate».
Questore ci dica la verità, c'entra la camorra?
«La metodologia è sicuramente camorristica. Ragazzi che vanno in giro armati a fare scorribande e poi ti parte un colpo accidentale, oppure succede che spari per un piede pestato non si può chiamare in altro modo. Vede, questo è un problema serio, non solo di ordine pubblico. Anche di mentalità. È chiaro che in alcune frange di giovani prevale una mentalità camorristica. La camorra diventa un modello. Se non ci sono altri modelli vale quello».
La camorra è ancora forte a Napoli?
«La stiamo combattendo, ma è ancora una realtà».
Serve più sorveglianza?
«Gli impianti degli organici sono assolutamente di livello qui a Napoli. Non crediate che Napoli sia allo sbando. Lavoriamo seriamente e abbiamo i mezzi. Abbiamo una mappatura di videosorveglianza importantissima».
Sulla città?
«Sì. Ed è quello che ci ha consentito in tantissimi casi di risolvere episodi di sangue».
Con quali strumenti?
«C'è una forte interazione tra tecnologia e fattore umano».
È fondamentale il fattore umano?
«Sì, è fondamentale. Ma anche la tecnologia è importantissima. Bisogna usarla e usarla bene».
Ritiene necessario fare un patto tra Stato e giovani?
«Sicuramente un patto di legalità».
È cambiata la violenza?
«Rispetto a vent'anni fa sì. C'era una camorra che sparava provocando centinaia di morti ogni anno. Oggi meno morti di camorra ma si è innalzato il livello delinquenziale giovanile».
Non c'è il rischio di una normalizzazione della violenza?
«La violenza non va mai normalizzata ed è per questo che noi dobbiamo combattere costantemente tutti insieme perché questa banalità del male non possa mai normalizzarsi».
C'è una sensazione di fallimento quando accadono questi episodi?
«No, fallimento no. Certo se è morto un ragazzo la tragedia è immane. Però lo Stato reagisce. È presente».
Avete previsto un rafforzamento delle forze dell'ordine sul territorio?
«Assolutamente sì, già da stamattina abbiamo fatto un servizio di alto impatto coordinato dalla prefettura, con noi, i carabinieri, la Guardia di Finanza, che ci ha consentito anche di trovare delle armi».
Avete trovato armi?
«Sì tre pistole. Ripeteremo le perquisizioni nelle settimane prossime».
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