L'intervento alla Camera non ha avuto occasione di sentirlo perché era in volo per Roma. Quello al Senato, invece, solo a tratti, impegnato in una serie di incontri vis à vis nella prima giornata a Palazzo Grazioli dopo due settimane passate ad Arcore. Detto questo, pur apprezzandone le capacità oratorie e condividendo alcuni passaggi centrali come quello sulla giustizia, Silvio Berlusconi non nasconde le sue perplessità sul programma dei «Mille giorni».
Lo fa rigorosamente in privato, perché la linea resta quella del fare opposizione «responsabile» e non urlata. Ma con chi ha occasione di sentirlo nel pomeriggio arriva a parlare di «discorso pre-elettorale, fatto di molti annunci che ancora non sono stati seguiti da fatti». Insomma, è il ragionamento del leader di Forza Italia, «stiamo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi» dove «ogni scenario è possibile». Nel senso che Berlusconi non esclude affatto che Renzi possa decidere di accelerare e approfittare della corposa tornata amministrativa della prossima primavera per andare a elezioni anticipate. D'altra parte, tra il voto di ottobre e quello di aprile ben che va il centrodestra porterà a casa Calabria e Campania (già data per persa invece la Puglia), mentre tutte le altre regioni andranno al centrosinistra. Per il Pd, insomma, la partita è in discesa.
Non è un caso che dopo mesi e mesi, Berlusconi pare abbia finalmente deciso di dare il via alla campagna congressuale. Dovrebbe annunciarlo domani, quando incontrerà i coordinatori regionali di Forza Italia. A ottobre, dunque, dovrebbe esserci una decisa accelerazione nel tesseramento: 30 euro la quota ordinaria, 25 quella senior (per gli over 65) e 15 quella giovani (da 14 a 28 anni). Tra novembre e gennaio, invece, via ai congressi comunali e poi a quelli provinciali per radicare sul territorio il partito, anche in vista di un eventuale show down che porti alle elezioni anticipate. Uno scenario che Berlusconi non auspica affatto, nemmeno nelle sue conversazioni private. Ma che teme possa allettare Renzi se le sue difficoltà dovessero aumentare. Ma tra i più stretti collaboratori di Berlusconi, il timore di un'accelerazione è dato anche da un altro elemento. A febbraio, se tutto va bene, l'ex premier finirà di scontare l'affidamento ai servizi sociali e aspetta che dalla Corte di giustizia europea arrivi quella decisione che potrebbe cancellare gli effetti della legge Severino rimettendolo in gioco. Se si votasse ad aprile, insomma, Renzi non avrebbe competitor.
Di qui la sensazione di un discorso elettorale. «Non indimenticabile e ripetitivo», lo definisce la responsabile comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini. Critico anche Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi. «Mille giorni di annunci scrive su Twitter o mille giorni di fatti? All'Italia servono i fatti #cosìnonfunziona». Netto nella sua replica in aula anche Paolo Romani. «Mille giorni? Ne basterebbero 500 per dare risposte», dice il capogruppo di Forza Italia al Senato. E ancora: «Noi proponiamo cinque temi su cui discutere a partire dall'attacco al debito». Durissimo, invece, Raffaele Fitto che accusa Renzi di «aver scelto la strada del comizio più che quella dei contenuti rimasti in una dimensione di vaghezza e vuoto pneumatico». «Aria fritta», rincara la dose Renato Brunetta. Chi invece coglie un passaggio dell'intervento di Renzi che per molti versi è epocale è Daniela Santanchè.
Il premier, infatti, riferendosi alla vicenda Eni arriva a dire che il governo «non consentirà a nessun avviso di garanzia, più o meno citofonato sui giornali, di cambiare la politica aziendale di questo Paese». Parole su cui la Santanchè torna a sera con un tweet: «#citofonatoavvisodigaranzia Parole rivoluzionarie del presidente del Consiglio». Rivolte, probabilmente, molto più al Pd che a Forza Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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